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Street Art Broker
Matteo Bidini, broker d’arte di strada che ha fatto del proprio demone il proprio lavoro, sgomitando e creandoselo

La vecchia Arretium è città d’arte, d’artisti, di divoratori e diffusori d’arte. A quest’ultima categoria appartiene Matteo Bidini, broker d’arte di strada che ha fatto del proprio demone il proprio lavoro, sgomitando e creandoselo: un progettatore d’arte integrata, che imbevuto di street art lavora su commissione in una molteplicità di ambiti, da mostre ed eventi ad allestimenti scenografici mirati ed interventi urbani. Un occhio forgiato da anni di marciapiedi pullulanti colori ed umanità mista, che interpreta il gusto nella richiesta del committente individuando il giusto artista e la giusta modalità espressiva per la finalità della realizzazione. Percorrendo un’immaginifica linea temporale che parte dal classico curatore con monocolo, baffo a spirale e velluto a profusione, vien voglia di scavare in profondità quando s’incontra l’odierno Matteo, zaino in spalla e guanti a dita mozze, tasche piene di link che schiudono artisti e progetti pazzeschi.
Contattandolo per organizzare la chiacchierata condensata in queste righe, mi aspetto un invito sotto un cavalcavia semibuio, durante un happening clandestino a bombolette incrociate…
”Facciamo due passi nel bosco?”
A noi (lo scrivente, voi lettori ed i talloni dello scrivente poco allenati ad erti sentieri) non rimane che tuffarci in questo paradosso conoscitivo con entusiasmo bambinesco, all’ascolto di una voce guida all’interno di un universo artistico affascinante, un po’ anche perché sfuggente alle cornici innanzitutto interpretative.
Nasco professionalmente a Firenze durante gli ultimi anni di università, fondando un gruppo di organizzazione di avvenimenti musicali a sfondo hip-hop. Curare la sceneggiatura in questo tipo di eventi mi ha messo in contatto con creativi di varia natura, che per ovvi motivi di affinità all’immaginario street mi hanno avvicinato sempre più, di contatto in contatto, al mondo di writers e street artists. Ho iniziato a frequentare i collettivi approfondendo gli aspetti realizzativi e comunicativi di questo mondo, dal diluire la vernice al reperire gli approfondimenti da leggere sulle fanzine. L’unione dell’esperienza organizzativa maturata con lo sguardo nel frattempo affinato mi ha portato con naturalezza alla progettazione di festival, mostre ed iniziative legate all’arte di strada. Oggi sono un freelance che si ritrova molto nell’inedita definizione di street art broker.
Collaboro sia con enti pubblici e soggetti privati, per cui realizzo progetti d’inserimento dell’arte in contesti di vario genere, sia con gli artisti stessi per cui curo gli aspetti organizzativi e che propongo ad hoc nei progetti che seguo. L’obiettivo che sto cercando di perseguire è instaurare collaborazioni continuative, ad esempio con amministrazioni comunali, per inserire regolarmente il mondo artistico che promuovo all’interno di mostre pubbliche, workshop, progetti educativi, rigenerazione di spazi abbandonati. Il sogno, nella speranza possa essere realizzabile, è diventare parte di una progettazione urbana coordinata più a medio termine, che per gli investimenti in una determinata zona s’interessi di tutti gli aspetti sociali in essa presenti, portando l’arte nel suo ruolo ad essere arte pubblica nel vero senso della parola.

Mi piace incaricarmi di progetti innanzitutto sostenibili, ma soprattutto poi sostenuti, seguiti realmente ed inseriti in una riqualificazione che sia tale davvero a tutti i livelli. Non basta dipingere un muro e stop, quello è mettere polvere sotto il tappeto. Il rischio è la strumentalizzazione, il fuoco si mantiene per l’appunto di progetto in progetto, selezionando cosa si fa e come lo si fa, conservando occhio critico e rispetto per il mondo che si promuove. Proprio nello spirito di mantenimento di uno sguardo sempre aperto sull’essenza dell’arte di strada, faccio parte del team di realizzazione di moaipress.it, piattaforma finalmente online dopo due anni di lavoro.
Vuole essere un archivio di divulgazione sulla creatività urbana, per dare contemporaneamente voce ed ascolto in modo aperto ed accessibile ad artisti ed operatori del settore, raccogliendo e rendendo liberamente scaricabili pubblicazioni, documentari, riviste, saggi. Nell’inevitabile annacquamento che la street art affronta in quanto nicchia che viene immessa nel mare del pubblico massivo, era ed è importante tentare di mettere dei punti e tenere aperto un canale che fosse al riparo dai molti soggetti che tentano di lucrare cavalcando una realtà di cui magari nemmeno conoscono le basi.
Il website appena lanciato come bussola, orientamento esperto che mancava per una finestra ampia e approfondita sull’arte urbana di qualità. Matteo Bidini come capitano di lungo corso e lunga visione che quella bussola contribuisce ad impugnarla, street art broker di cui abbiamo conosciuto la passione e di cui continueremo a seguire la navigazione nel mare dell’arte. L’annacquamento prospettato da Matteo è triste destino comune per ogni forma artistica che ha trovato riscontro ampio e quindi commerciabilità nel mare di prezzi in cui nuotiamo, ma si può e si deve preservarne con tutte le forze e le competenze la forza originaria. Non c’è dubbio che anche chi di street art vive debba appunto riuscire a viverne, ma è impossibile omettere che una delle sue definizioni è “arte spontanea” non certo quindi materia d’appalto al ribasso alla stregua di aiuole con cui infarcire una rotonda davanti ad un supermercato, né tantomeno singola immagine calibrata a tavolino e serializzata, da inserire in ricco e vario merchandise.

di ALESSIO FRANCI

IG: @matteo_bidini

Alessio Franci
ALESSIO FRANCI

Musicomane innamorato di ogni applicazione del linguaggio. Cerco storie e suoni che mi facciano vibrare tanto ad ascoltarle, quanto a raccontarle. Osservo, rifletto, percuoto, vivo. Mi muovo per il mondo senza filtri e senza la pretesa di trainarlo, col solo obiettivo di conoscerne ed apprezzarne le sfumature più o meno armoniche.

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