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La Venditrice di Menta
Intervista alla scrittrice Lucrezia Lombardo.

Aretina di nascita, si sposta in seguito a Firenze e altrove. Una parola che descrive alla perfezione la vastità di interessi e di profilo intellettuale di Lucrezia Lombardo. Dopo gli studi in Filosofia, a seguito di diversi Master tra Roma e Torino, si è occupata per vari anni di curatele d’arte. La sua attività letteraria inizia invece nel 2017, con la sua prima raccolta di poesia, La Visita, anche se nella sua produzione non mancano testi di stampo narrativo e più prettamente saggistico-filosofico, grazie ai quali ha ottenuto vari riconoscimenti nazionali.

Che consigli daresti a un ragazzo o una ragazza che voglia intraprendere il mestiere di scrivere?
«Prima di tutto leggere molto. Non c’è buon scrittore che non abbia un bagaglio di letture matto e disperatissimo, a partire dai classici. Poi direi di cominciare a lavorare sin da subito, buttare per iscritto idee, portarsi dietro un taccuino o un quaderno e prendere nota di qualsiasi impressione. Non avere fretta, avere la pazienza e la calma necessarie per maturare un punto di vista, proprio per poi dare vita a qualcosa di più organico. Di conseguenza, non aver paura dei rifiuti, e diffidare di chi ti promette subito la luna e le stelle. Anche l’editoria è popolata da squali, è importante cercare di intraprendere una personale ricerca, e non essere in linea con il mercato per il semplice gusto di vendere copie.»

La tua attività di scrittrice si accompagna a quella di studiosa di Filosofia. Ti senti più una figura pop o una figura accademica?
«Mi sento un ibrido, ma con una vocazione più pop. Nonostante ci sia cresciuta dentro, rifuggo le accademie e la loro chiusura, la loro concezione del sapere molto gerarchica e ingabbiata in una bolla di sapone. Ho tentato di essere sempre divulgativa nello stile, mi piace essere capita.»

In “Come Si Diventa Scrittrice”, l’autrice americana Lorrie Moore dice che una grande, precoce delusione in età adolescenziale è necessaria per iniziare a scrivere. Sei d’accordo con questo punto di vista?
«Credo personalmente che si nasca con una certa predisposizione e un certo talento, che poi non sono altro che un modo particolare di guardare la realtà. Il mio approccio è stato istintivo, impulsivo, più dettato da un bisogno che da una delusione. Anche il mio amore per la scrittura e il mio tentativo di dare forma a pensieri scritti risalgono all’adolescenza, ma certo anche la mia famiglia mi ha educato e formato da questo punto di vista: ho avuto due genitori molto attenti a valorizzare l’elemento culturale nell’educazione mia e di mia sorella. La scrittura nel mio caso è stata una necessità. Nata da un’assenza o da una delusione? Probabilmente sì, ma dettata dal bisogno di dare voce a qualcosa che non sapeva trovarne nell’ordinario. Finché c’è questo fuoco vivo, continuerò a scrivere. Se dovesse appassire, cosa che mi auguro non succeda mai, smetterò senza paura. Non si è scrittori per contratto firmato. Quando finisce il fuoco vuol dire che la vita ti chiede altro.»

Ci sono nuovi progetti che dobbiamo attenderci nei prossimi mesi?
«È uscita da poco una silloge di poesie dal titolo La Venditrice di Menta, per Progetto Cultura. Per Gennaio / Febbraio è invece prevista, per Les Flâneurs, l’uscita di un libro al quale tengo molto, una biografia romanzata di Anna Freud, fondatrice della psicologia dell’Io e della psicanalisi infantile. È stata una personalità veramente attuale e una figura femminile interessantissima: ha vissuto tutto il Novecento, e con la sua incredibile ricchezza umana ha aiutato tanti bambini che hanno sofferto in modo particolare le atrocità della guerra. Spero infine che entro l’anno venga concluso il mio sito web, attualmente in fase di elaborazione.»

di GABRIELE MARCO LIBERATORI

Ig: lucrezia_lombardo_autrice
Fb: Lucrezia Lombardo

Gabrile Marco Liberatori
GABRIELE MARCO LIBERATORI

Laureando in lettere antiche, chitarrista dall’animo rétro, cultore di teatro e storia dell’arte. Ritengo che la conoscenza dell’espressione e del pensiero umani da Omero fino ai giorni nostri sia l’unica chiave per elevare il nostro spirito al di sopra di un vacuo imperante materialismo. Il mio motto è “E l’omo vive”, perché non c’è buona speculazione intellettuale senza un calice di rosso e un piatto di leccornie regionali.

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