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Umanità ritrovata
In un tempo in cui gli uomini sembrano volersi autodistruggere, ci siamo aggrappati a dei barlumi di umanità; siamo stati alla Caritas aretina

In un tempo in cui gli uomini sembrano volersi autodistruggere, ci viene ancora più naturale aggrapparci ad alcuni barlumi di umanità; gesti, parole, atti concreti che ci fanno capire che forse non tutto è perduto e che esistono ancora persone capaci di amare e aiutare.
Questi sentimenti non sono morti e anche la nostra città ne è grande custode. Per questo abbiamo voluto scoprire la realtà della Caritas aretina, organismo pastorale della chiesa cattolica. È una realtà che conosciamo tutt*, ma, facendo parte di questa comunità di volontariato e vivendola quindi dall’interno, è stato spontaneo per me e Gemma volerne approfondire alcuni aspetti.
Abbiamo fatto una chiacchierata con Alessandro Buti, referente dell’area pastorale della Caritas diocesana, e Gabriele Chianucci, referente dei servizi a bassa soglia, che ci hanno raccontato che Caritas è attiva per la promozione della carità ad Arezzo dai primi anni ’80.
Caritas si è ingrandita a partire dal 1990 prestando sempre particolare attenzione alle persone più bisognose. Offre tanti servizi nel territorio (accoglienza, servizio docce, servizio ristoro…) tra cui un’attività di mensa che ha avuto la sua primissima sede a Piaggia del Murello con gestione da parte di una cooperativa.
Dal 1997 invece la sede della mensa si è spostata nei locali sottostanti la parrocchia Giotto grazie al prezioso contributo di Don Angelo e Rosalba Sacchi; seppure questa doveva essere solo un’accoglienza temporanea, è rimasta invece stabile nel sotto chiesa fino ad oggi, al supporto di Don Basilio.
I punti di ristoro ad Arezzo che offrono gratuitamente un pasto caldo ed accoglienza alle persone senza dimora o che hanno un reddito insufficiente per potersi garantire il cibo e i beni di prima necessità, sono due: la mensa della zona Giotto, che si trova nel sotto chiesa, attiva a pranzo dalle ore 12 dal lunedì alla domenica e copre giornalmente una media di 50 persone; la mensa nel chiostro di San Domenico, che permette un luogo al riparo, anche in inverno con funghi riscaldanti; è attiva a cena, dal lunedì alla domenica e copre giornalmente 20/30 persone.
Io e Gemma siamo volontarie alla mensa della zona Giotto e abbiamo avuto modo di entrare a far parte di un gruppo unito e forte, al cui interno si trovano ancora le volontarie che per prime hanno aperto le porte della mensa e mantenuto in vita il servizio in tutti questi anni.
Questa sede vive grazie alle/ai 30 volontarie/i, persone gentili e forti come Loredana, Maristella, Alessandra, Anna, Roberta e tante altre che coprono i turni dei 7 giorni settimanali, sia in cucina sia in accoglienza, ma anche grazie ai ragazzi del servizio civile con presenza settimanale, gruppi scout, dalle donne di Porta Crucifera, gruppi parrocchiali di Levane e Foiano.
Oltre alle presenze fisse, la mensa vive grazie alle donazioni alimentari di aziende e privati che donano alimenti a lunga conservazione, alla convenzione con il banco alimentare europeo, così come ai supermercati che forniscono cibo in esubero, non commerciabile o in scadenza.

Un forte cambiamento negli ambienti della mensa c’è stato con l’arrivo della pandemia Covid, che ha portato necessità di adattamento: le volontarie non servono più i pasti direttamente ma consegnano dei cestini che confezionano nelle ore precedenti, con cibi appena cucinati. Questa è stata una risposta celere ad una situazione di emergenza, ma ha diminuito notevolmente l’interazione con i bisognosi, necessaria perché permetteva di prendere in carico gli ospiti, accompagnandoli e sostenendoli nel momento di difficoltà che spesso va oltre il bisogno e la richiesta di cibo.
In attesa di una risoluzione della situazione, rimane necessario trovare un posto definitivo che accolga gli ospiti della zona aretina e far accrescere il gruppo con nuovi cittadini volenterosi e perseveranti.
Gemma è volontaria Caritas da poco più di due mesi: “I due anni di pandemia mi hanno dato modo e tempo di osservare e riflettere in modo particolare sulle cose intorno a me; ho capito che se già la mia vita (come quella di tutt*) è diventata più complicata, la situazione è ancor più difficile per coloro che versano in uno stato di abbandono e/o indigenza. Questo ragionamento mi ha fatto intraprendere la strada del volontariato in Caritas, una comunità caratterizzata da accoglienza e altruismo, dove i piccoli sacrifici di noi volontari vengono completamente ripagati dal senso di gratitudine e gentilezza di coloro che usufruiscono dei nostri sevizi. E poi è anche un’occasione per stringere o fortificare legami e relazioni umane, sia tra volontari che nei confronti degli utenti stessi.
In una parola, Caritas Arezzo è una piccola comunità che si mette al servizio di una comunità più grande… Ed è veramente bellissimo!

di GIULIA MIGLIORI e GEMMA BUI

caritasarezzo.it
IG: @caritasarezzo
FB: Caritas diocesana
Arezzo-Cortona-Sansepolcro

Gemma Bui
GEMMA BUI

Studentessa, musicista, cultrice dell’Arte variamente declinata. Con la scrittura, cerco di colmare la mia timidezza dialogica. Nelle parole incarno la sintesi – e non la semplificazione – della realtà. Credo nella conoscenza come mezzo per l’affermazione di sè e come chiave di lettura dell’esistere umano.

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