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Umanità in movimento
Federico Rossi, trentenne nato e cresciuto ad Arezzo, volontario nel cuore dell’Africa Nera ed una sincera propensione verso il prossimo

Esseri umani che si spostano per il mondo, alla ricerca di nuova luce in fuga dal buio di conflitti, persecuzioni e disuguaglianze: una storia vecchia quanto il mondo, una storia di fisiologica migrazione quanto mai attuale visti gli ultimi tragici sviluppi in terra afghana. Una storia che però, nonostante sia insita nella natura stessa dell’uomo, continua ad essere uno tra i più divisivi argomenti di discussione mediatica e sociale, con una spaventosa tendenza al ritorno alle chiusure nazionalistiche già in essere prima dell’era covid, figurarsi quando “chiudere” è diventato il verbo più in uso su scala globale.
WEARE che è community ancor prima che magazine, il concetto di chiusura proprio non lo contempla. Eccoci quindi a sfruttare in queste pagine una rara occasione di apertura, spalancando una finestra con visuale diretta su una realtà impegnata nel sostegno ai migranti attiva ad Atene, avamposto ricettivo per i profughi dal medio-oriente. L’occasione si chiama Federico Rossi, trentenne nato e cresciuto ad Arezzo con alle spalle studi giurisprudenziali, volontariato nel cuore dell’Africa Nera ed una sincera propensione verso qualsivoglia prossimo, espressa quasi sottovoce, come solo chi le cose grandi pensa a farle, non a dirle. Federico è da alcuni mesi il rappresentante italiano sul campo dell’associazione Neos Kosmos, situata nell’omonimo quartiere ateniese ed al fianco di chi, per transito o per desiderio di stabilirsi, si trova nella capitale greca nel corso del proprio viaggio di rinascita. E allora spalanchiamola questa finestra umanitaria: l’aria che entra è di quelle rigeneranti e riempircene i polmoni rischia addirittura di farci riscoprire come essere umani, come esseri umani.
Mi occupo di coordinare i progetti sociali dell’associazione, che opera in appoggio alla Chiesa Cattolica Armena per supportare migranti di qualsiasi etnia e confessione religiosa in questa loro tappa di vita. L’obiettivo primario è creare comunità, aggregando persone provenienti da varie e diverse situazioni critiche che si mescolano alla comunità locale, condividendo esperienze, conoscenze, vita. La prima fase è stata di studio del contesto ed inserimento al suo interno, ricercando gli opportuni appoggi nella comunità locale; solo così si possono poi elaborare attività sociali davvero efficaci. A fare da apripista l’Emporio della Solidarietà, centro di distribuzione libera e gratuita di vestiti usati e cibo non cotto rivolto ai migranti, ma anche agli ateniesi in difficoltà, disposto come un vero e proprio negozio, è un fondamentale centro di contatto con e tra tutti i differenti gruppi toccati dal disagio socio-economico. Ha infatti consentito di entrare in contatto con i bisogni reali velocemente e dalla viva voce, fornendo gli strumenti per ideare le successive iniziative.

La principale è rappresentata dal progetto Elpída (speranza in greco, ndr) Youth Center, scritto e messo in piedi letteralmente da zero: un centro giovanile che promuove e mette in opera attività come corsi di formazione in varie professionalità, corsi linguistici, campi estivi per bambini, musica live tradizionale e non, scuole di danza e di cucina. E sì, anche eventi di festa in cui semplicemente divertirci tutti insieme, in modo per quanto possibile spensierato! È sempre la via migliore per rendere una rete sociale in formazione ben salda. Messo in moto il Centro, l’attività di noi operatori è adesso prevalentemente di partecipazione attiva e supervisione, alimentando lo spirito di gruppo: sono infatti i frequentatori del centro, inizialmente fruitori delle iniziative, ad essere a loro volta soggetti ideatori, promotori ed attuatori, favorendo uno scambio paritario benefico per tutti i soggetti coinvolti, sempre più inseriti in una convivenza positiva. Essendo ancora ai primi mesi di vita di un progetto già comunque ben marciante, in questa fase il focus è sul team building nei confronti dei ragazzi che stanno emergendo come coordinatori: lo scopo è proprio quello di lasciare una realtà attiva ed inclusiva nelle mani dei giovani stessi, che siano in grado di portare avanti autonomamente questo punto di sostegno all’umanità in movimento. Il fatto che in così poco tempo ci siano già così tanti/e ragazzi/e con la voglia di prendere in mano le redini, comunque, è un segnale davvero incoraggiante!

Da questo scorcio di umanità abbiamo (ri)conosciuto il modus operandi di enti sociali in prima linea sulle rotte migratorie; primi approdi caratterizzati dai sorrisi, dedicati a chi ha appena miracolosamente passato indenne il Mar Egeo, che da culla della civiltà è tristemente passato ad essere un mare di atrocità. Abbiamo così (ri)scoperto che l’integrazione si traduce in azioni talmente semplici da essere quasi banali: non consiste in altro che coinvolgere i nuovi arrivati all’interno di una comunità nelle normali attività quotidiane, aprendo cuore e mente ad una commistione che è prima di tutto arricchimento. Le persone si muovono per natura, perché mai dovrebbero vederselo impedito, per di più se lo fanno per basica necessità? I parametri dell’accoglienza vanno ripensati e l’approccio alle migrazioni va normalizzato: non possono essere norme scritte su scrivanie in marmo da burocrati sudaticci lontani migliaia di km a decidere, arbitrariamente, chi può essere considerato a rischio e chi no, chi si trova effettivamente a far parte di una minoranza senza diritti, chi può e chi non può spostarsi. L’onda migratoria è, semplicemente e storicamente, inarrestabile: ormai è tempo di cominciare a nuotarci dentro, anziché affannarsi nel vano tentativo di fermarla con un secchiello per la paura di schizzarsi e perdere chissà quale presunta integrità.

di ALESSIO FRANCI

FB: Associazione Neos Kosmos e Elpida Youth Center
IG: @neoskosmositalia e @elpidayouthcenter

Alessio Franci
ALESSIO FRANCI

Musicomane innamorato di ogni applicazione del linguaggio. Cerco storie e suoni che mi facciano vibrare tanto ad ascoltarle, quanto a raccontarle. Osservo, rifletto, percuoto, vivo. Mi muovo per il mondo senza filtri e senza la pretesa di trainarlo, col solo obiettivo di conoscerne ed apprezzarne le sfumature più o meno armoniche.

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