Arezzo con l’arte nelle arterie, inevitabilmente e nonostante tutto. Alcuni globuli inchiostrati che la popolano, cultori dell’arte artigiana del tatuaggio, hanno dato vita ad un unicum errante, un magic bus che porta in sé ed in giro la cultura del tattoo tra disegni su tavola, libri, foto d’epoca, oggettistica e tanto inchiostro ben utilizzato…diffondendo vero e profondo contenuto in un ambito sempre più massificato, mercificato e quindi dal senso intrinseco sempre più arduo da individuare. Trad Tattoo Antique Trade: l’ancora (old school, s’intende) di salvezza del significato estetico tutta aretina nel mare magnum dell’inchiostro su pelle.
Innanzitutto, perché la vostra realtà è talmente unica da necessitare di presentazione da zero: chi siete e cosa fate?
«Gabriele, Lorenzo e Federico, tre appassionati di tatuaggi tradizionali sin dall’adolescenza che cercano adesso di fare di questo mondo inchiostrato la propria vita. Tutto è iniziato come semplice collezionismo su pelle, viaggiando insieme verso svariati studi in Italia e all’estero per tatuarci dai nostri artisti preferiti. Dal 2017, poi, il collezionismo di Gabriele si è ampliato anche su vario materiale vintage riguardante il mondo del tatuaggio, condito da uno studio sempre più approfondito della materia con tanto di tesi di laurea dedicate all’argomento; parallelamente, Lorenzo ha aperto una pagina Instagram per spingere i tatuatori che rielaboravano i suoi stili e soggetti preferiti, tra tradizionale americano e giapponese ed i vari tribali…la passione di base era sempre più in via di approfondimento condiviso, dunque, con il confronto costante che l’amicizia segnata da un amore comune porta con sé. Da questo confronto, l’idea: creiamo qualcosa di concreto insieme, unendo passioni e competenze! Ecco quindi nascere, insieme al collezionismo ed alla ripubblicazione di ciò che per noi valeva, la volontà di commerciare e diffondere i pezzi di storia e cultura che ci passano tra le mani. La cosa ha preso piede anche oltre le aspettative, tanto che, un giorno, fummo chiamati in modo totalmente inatteso a presenziare ad un evento dedicato al tatuaggio cartoon…per di più, per condurre un talk, cosa che non avevamo neanche lontanamente in mente! Inatteso come la chiamata, fu l’interesse che vedemmo davanti alle nostre parole…spinti a superare l’imbarazzo, abbiamo così scoperto che ci piaceva anche divulgare a microfono in mano. Gli eventi si sono susseguiti aumentando e così si è definito il nostro attuale format: un banco errante che porta in giro non solo memorabilia del tatuaggio, ma anche cultura del tatuaggio, toccando con mood accademico, interattivo ed oggettivo vari argomenti di questo variegato universo sottoculturale. Riprendendo i travelling circus statunitensi degli anni ’50 che rendevano itineranti i tatuatori, abbiamo declinato su di noi questa formula rendendo il nostro furgone la concretizzazione su ruota della nostra passione.
Il furgone è piaciuto, perché in così pochi anni siamo arrivati a presenziare ovunque, su tutto il territorio italiano e non solo: ci sono anche appuntamenti europei ormai fissi…poi, non possiamo non guardare con aspirazione agli USA, vera e propria terra promessa dell’inchiostro: a questo punto, con tutti i risultati inaspettati che sono venuti fuori, perché porci limiti?»
Probabilmente, la cosa ha preso così fuoco grazie al fatto che nel mondo del tatuaggio mancava, almeno a livello italiano ed europeo, una realtà come la vostra: collaterale ma profondamente addentro nei contenuti, che raccontasse questo mondo come si deve.
«In effetti, oltre a qualche realtà online, il terreno era incolto; l’unicità vera, poi, è aver reso questa diffusione culturale itinerante, portando alle persone cose da toccare realmente con mano. Non c’è digitalizzazione che possa minimamente dare le vibrazioni che trasmette l’elemento fisico. Il nostro investimento è prevalentemente sul viaggio: oltre a far conoscere, è fondamentale farsi conoscere ed arrivare alle persone direttamente.»
Della volontà di andare sempre più in giro ed anche oltreoceano, abbiamo detto: ci sono altre idee o progetti che vi ballano già in quelle pazze teste?
«Sì, un’idea pazza per l’appunto: vogliamo fondare un club culturale del tatuaggio qua ad Arezzo…e, spoiler è già più di un’idea. Il posto esiste, lo stiamo preparando ed allestendo perché vorremmo inaugurarlo il prima possibile, cominciando a rendere la nostra attività di diffusione anche aggregazione culturale. Uno spazio dove non per forza si tatuerà, se non per specifici eventi, ma dove prevalentemente cercheremo di ospitare qua, a casa nostra, quante più persone influenti e di qualità nel mondo dei tattoo, avvicinando realtà e contenuti altrimenti distanti in modo difficilmente raggiungibile. Ci sarà poi l’esposizione permanente di gran parte della nostra collezione, che non vediamo lora di condividere anche con gente non (solo) del settore.»
In una fase storica in cui tatuarsi è diventato una moda (basti pensare che quasi il 50% degli italiani ha almeno un pezzo sulla propria pelle), di cosa hanno bisogno oggi cultura e consapevolezza nell’approccio a questo ambito, così ormai accessibile ma pur sempre caratterizzato da regole e modalità decisamente stridenti con la convinzione che “vale tutto purché io lo desideri” con cui molte persone varcano la soglia di un tattoo studio?
«Serve gusto, unito alla comprensione del fatto che non tutto può rendere bene su pelle…è doveroso quindi affidarsi al tatuatore ed in generale a chi ha cultura di quest’arte, soggetti che ne conoscono contenuti e soprattutto canoni, lasciandosi guidare verso ciò che risulterà esteticamente, e quindi eticamente, migliore sul proprio corpo. Serve anche meno fretta: bisogna prendersi il giusto tempo per orientarsi nella marea di elementi visivi con cui siamo bombardati attualmente, dialogando e confrontandosi realmente con chi dovrà poi eseguire su di noi qualcosa che abbiamo dentro…e che dovremo portare addosso per tutta la vita. Tatuarsi dev’essere un atto di consapevolezza, prima di tutto nei confronti di sé stessi: si deve esternare con un tatuaggio ciò che si sente davvero, per far sì che il risultato continui a piacerci anche nel suo, nostro, sviluppo di vita… è espressione, non emulazione!»
di ALESSIO FRANCI
IG: @tradtatto0_antiquetrade
@tradtatto0
Musicomane innamorato di ogni applicazione del linguaggio. Cerco storie e suoni che mi facciano vibrare tanto ad ascoltarle, quanto a raccontarle. Osservo, rifletto, percuoto, vivo. Mi muovo per il mondo senza filtri e senza la pretesa di trainarlo, col solo obiettivo di conoscerne ed apprezzarne le sfumature più o meno armoniche.



















