Ad oggi, ha senso proporre artisti legati all’Avanguardia degli anni ’60?
«Ha più di un senso, in primis quello per cui continui a fare storia dell’arte nella città di Vasari. In secondo luogo, e forse la questione più interessante, è che sono artisti attuali. Pensare che Lombardo, ad esempio, lavorasse ad intelligenza artificiale e algoritmi negli anni ’70 può dare la misura di quanto in quel periodo poteva anche non essere compreso. È nel desiderio di superamento continuo di quello che pensiamo di aver appreso e conosciuto che sta l’Avanguardia, ed è più attuale che mai.»
Abbiamo iniziato con una domanda che potrebbe apparire come una provocazione (e un po’ lo è) ma che in realtà esprime come il potere dell’arte riesce ad essere sempre attuale anche di fronte a cose che noi crediamo di aver capito e oltrepassato. È in occasione della mostra su Sergio Lombardo e Giovanni Frangi che abbiamo incontrato due dei curatori del progetto: Alessandro Sarteanesi direttore di Magonza Editore e Moira Chiavarini direttrice dell’associazione Le Nuove Stanze. Il programma è vasto, le due mostre allestite presso la Galleria comunale d’arte contemporanea di Arezzo apriranno le porte delle sale del primo e secondo piano in due momenti distinti, a partire dal 25 marzo. Inoltre, al piano terra uno spazio sarà dedicato ad una brillante iniziativa: Galleria Aperta, pensata per una nuova fruizione dell’arte contemporanea: interattiva, didattica, coinvolgente.
Perché una mostra con Sergio Lombardo e Giovanni Frangi?
AS: «I motivi della mostra sono quelli legati alla ricerca di due grandi artisti. Spesso accade che una ricerca parta da studi già effettuati in precedenza. Frangi e Lombardo vengono fuori come risultato di una serie di pubblicazioni su di loro, o su tematiche, che hanno portato alla realizzazione di sei libri quasi come un procedimento inverso: dal libro ha origine la mostra. Credo che uno dei modi migliori per pensare una mostra d’arte sia quello di partire dagli archivi, sono fondanti della poetica e del lavoro dell’artista, c’è una costruzione filologica di base. Altra cosa interessante è come questi due artisti siano profondamente diversi per generazione e per tipo di indagine artistica.»
Per Una programmatica differenza di Lombardo, mostra a cura di Moira Chiavarini e Simone Zacchini in collaborazione con l’Archivio Sergio Lombardo, sarà presentato anche il volume sugli scritti teorici dell’artista. Da dove nasce l’idea?
MC: «Magonza, casa editrice, ha lavorato tantissimo sia con Lombardo che con Frangi ad eventi espositivi e ricerche concretizzate. La mostra si sviluppa attorno a dei nuclei e hanno come fulcro un libro. L’idea è nata in occasione della pubblicazione di uno degli ultimi volumi, quello antologico di Sergio Lombardo. Scritti. Volume I. 1963-1999 (Magonza, 2023), a questo se ne affiancano altre due: Quilting (Magonza, 2019) e Faces (Magonza, 2022). Parte dalle sue prime sperimentazioni della fine degli anni ’50 fino alle ultime più recenti. La mostra ha come obiettivo quello di rilevare la coerenza teorica che accomuna le opere dell’artista le quali, nonostante le loro differenze stilistiche-formali, dichiarano la “programmatica differenza” della sua ricerca.»
Anche per la mostra di Frangi, intitolata Le mille vite di Showboat e curata da Giovanni Agosti in collaborazione con Archivio Giovanni Frangi e Stamperia d’Arte Albicocco, è comune la scelta di partire da alcune pubblicazioni come incipit della mostra, di cosa si tratta?
AS: «Con questa mostra vogliamo approfondire una delle ricerche dell’artista: l’arte grafica. L’idea è quella di spingere il lavoro in una direzione nuova, qualificata anche come stamperia d’arte nel senso di ricerca di materiali, di tecniche. Ciò che mi piace di questo progetto è la collaborazione con una stamperia di grande tradizione e di valore assoluto, l’Albicocco, con la quale ci sarà un workshop.»
Galleria Aperta è un progetto parallelo alla mostra, potete raccontarci qualche dettaglio?
AS: «L’intento è quello di avere uno spazio che possa essere usufruito da artisti, aziende e associazioni culturali del territorio. Da letture collettive a laboratori, chi è coinvolto è chiamato ad autogestire lo spazio e proporre un’attività per un determinato periodo, vorrei che gli artisti qui si auto dichiarassero, vorrei che non ci fosse un filtro curatoriale in quello che viene proposto. Con certezza posso dire per ora che ci saranno diversi artisti: Christian Cerrini, Luca Baldassarri, Ivano Troisi, Bernardo Tirabosco. Inoltre proporremo un progetto con Drigo, componente dei Negrita»
di CARLO MARTINO
Classe 1992, nato a Cori, un paesino che nessuno conosce. Sono laureato in Storia dell’arte e proprio a Firenze, città “culla del Rinascimento”, decisi di specializzarmi in arte contemporanea. Mai nessuna scelta fu così tanto azzeccata. Sono presidente di un’associazione culturale no profit con la quale organizziamo eventi e mostre d’arte contemporanea. Nutro una passione nell’origliare i commenti delle persone relativi alle opere d’arte allestite nei musei. Oltre a questo amo i libri, il rock, lo sport, l’improvvisazione teatrale. Mi piace molto anche il whiskey (se bourbon meglio).