Scroll Top
Etichetta Indipendente
Woodworm
Arezzo, 2011, da un’idea di Marco Gallorini e Andrea Marmorini nasce Woodworm

Arezzo, 2011, da un’idea di Marco Gallorini e Andrea Marmorini nasce Woodworm. Pensata come una piccola etichetta dedita soltanto ai vinili, oggi sia diventata una società che opera a 360° nella scena musicale indipendente italiana. A distanza di pochi anni è diventata un’etichetta che lavora con la maggior parte degli artisti e delle band indipendenti del nostro Paese. Giusto per fare qualche nome: Motta, Fast Animals and Slow Kids, Paolo Benvegnù, The Zen Circus, Ministri, Nobraino, Giorgio Canali, Edda, Dente, Bologna Violenta, Moltheni, Alessandro Fiori, Giovanni Lindo Ferretti e tanti altri ancora.

Ma Woodworm non è solo una label, è anche un’agenzia di booking e di management e offre diversi servizi come produzione in studio, promozione, realizzazione di grafiche, progettazione e organizzazione di eventi, affitto di strumentazione e molto altro. Nel 2014 e nel 2016 ha vinto il Premio MEI come miglior etichetta indipendente italiana e in diverse occasioni ha ottenuto riconoscimenti per i propri artisti. E lo staff? Naturalmente una squadra di professionisti, ai quali abbiamo fatto qualche domanda.

Come è nata Woodworm e cosa è oggi?
«È nata come società di servizi nel campo musicale, principalmente in ambito live, con un’iniziale marginale attività discografica. Poi questa ha preso sempre maggiore spazio e in sette anni abbiamo pubblicato circa 80 dischi. Abbiamo sviluppato un’attività di management molto strutturata, curando ogni esigenza dell’artista e siamo diventati anche editori musicali. Oggi possiamo relazionarci con un artista permettendogli di scegliere tra numerosi servizi.»

 Motta, credit Antonio Viscido

Come scegliete gli artisti con cui lavorare?
«Il nostro criterio è molto semplice: scegliamo solo progetti che artisticamente riscontrano il nostro gusto, non lavoriamo mai guardando solo all’aspetto economico. Poi valutiamo se l’artista o la band sono coerenti con quella che è una sorta di nostra carta valoriale in riferimento al fare e vendere musica. In generale quasi tutti i nostri artisti sono “amici” di Woodworm, il rapporto che si crea va oltre al semplice rapporto lavorativo e questo ci permette di sviluppare progetti in linea con la nostra visione.»

Quali sono le differenze tra un’etichetta indipendente e una major?
«Noi lasciamo molta libertà agli artisti, con accordi brevi e poco “invasivi”. Lavoriamo artigianalmente sviluppando idee e percorsi ad hoc e li seguiamo in un rapporto che spesso dura spontaneamente anni. Nelle major, anche se ultimamente stanno adottando modalità più leggere, forse manca questa capacità di cura ed attenzione del dettaglio e se c’è è per pochi grandi artisti. La major fa uscire un numero di dischi non compatibile con un approccio come il nostro dove la qualità vince sulla quantità.»

Proponete anche produzioni in vinile, di cui siete grandi appassionati. Adesso le modalità di fruizione della musica sono molte, soprattutto tramite il web. Pensate sia un’opportunità o un ostacolo? E i live, sono ancora importanti?
«Sì, amiamo molto il vinile come formato e cerchiamo di produrne al massimo delle nostre possibilità. Il digitale è di certo un’enorme opportunità. Ci sono però grossi problemi di mercato come ad esempio il monopolio di Spotify, che sta ricreando un distorto meccanismo di visibilità per alcuni generi e mancanza di spazi per altri. Il tema è: la musica probabilmente è al suo massimo storico a livelli di consumo, ma consumata in questa modalità digitale fa arricchire più chi la distribuisce che chi la crea. I live sono sempre più importanti, soprattutto in termini economici. Artisti e management cercano sempre più maggiore soddisfazione nell’attività live per compensare l’emorragia di fatturato dell’attività discografica.»

Qual è l’obiettivo che avete raggiunto che più vi ha dato soddisfazione e quali sono quelli per il futuro?
«Ce ne sono diversi, dai due premi Tenco di Motta, ai buoni risultati in classifica di molti nostri dischi, ai tanti sold out nei superclub in giro per l’Italia, a soddisfazioni più personali, a bei progetti e belle collaborazioni, ad incontri che rimarranno per sempre. Per i prossimi anni abbiamo tanti progetti in testa, proveremo a concretizzarne qualcuno! Forse l’idea che più ci appassiona è quella di creare una scuola che formi artisti e addetti ai lavori ad una cultura del lavorare attorno alla musica consapevole, preparata, seria ed eticamente elevata. Stavamo per riuscirci ad Arezzo, ma abbiamo trovato degli ostacoli che ci hanno portato a tenere in stand by il progetto. Ci riproveremo, magari in un’altra città.»

di CLAUDIA DI BERNARDO

CLAUDIA DI BERNARDO

Classe ’81, nata ad Arezzo. Laureata in Scienze della Comunicazione, oggi social media manager e copywriter… a casa, in ufficio, in treno, in spiaggia e ovunque ci sia una connessione.
Appassionata di fotografia, di viaggi, di musica e del buon cibo, sa che c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare, da scoprire e di cui stupirsi.

Post Correlati