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Chiacchiere e Spumante
Abbiamo appena finito di ascoltare qualche suo pezzo su Spotify e fa strano andarci a bere una cosa insieme a Spumante

La serata è una di quelle scialle, con il caldo, un locale e un drink in mano. Spumante ci aspetta. Abbiamo appena finito di ascoltare qualche suo pezzo su Spotify e fa strano, tra poco, andarci a bere qualcosa insieme. Poi ci troviamo, ci sediamo e una volta rotto il ghiaccio, come d’ordinanza in ogni intervista che si rispetti, partiamo e già sappiamo che la chiacchierata sarà ricca di aneddoti, spunti, idee, riflessioni, su tutto, sulla musica, sull’arte!
Come sia arriva da Elia Perrone a Spumante? Partiamo diretti.
«Elia e Spumante sono due identità ben distinte, sia musicalmente che nella vita. Io che ho una passione sfrenata per la musica, io che la vivo a 360°, ho deciso di non fissarmi su un genere in particolare e dopo 10 anni di musica elettronica, ho pensato che fosse arrivato il momento di dire quello che avevo dentro, di tirarlo fuori… L’impulso c’era, era davvero forte, così ho iniziato a scrivere, è uscito il primo singolo e poi ho fatto l’apertura a Cosmo. In realtà non ho avuto nemmeno il tempo di capire come sia arrivato Spumante. Non me ne sono reso conto tanto bene ancora…
La mia strada musicale è una cosa, io sono un’altra e Spumante non è Elia, anzi, meno gente lo sa chi sono e meglio è! (ride)»
Intanto un suo pezzo passa in sottofondo nel locale.
Non è bello mettere etichette, soprattutto quando si ha davanti un artista come te, ma come definiresti la tua musica? Facci capire cosa vuoi dire quando fai quello che fai…
«Non so che genere di musica faccio. La definirei sicuramente Indi, ma Indi non è un genere… È una roba strana, un misto di elettronica, musica normalissima italiana, c’è un po’ di tutto! Non faccio un genere mirato… Bon Voyage è quasi funky. Non avere una definizione è uno spettacolo. Puoi spaziare in tutti i campi… Magari al prossimo giro userò solo una chitarra e la voce e sarà una cosa molto più cantautorale, vedremo…»
Ad oggi Spumante conta 4 singoli racchiusi in un vinile (Santo Vinile!), mentre sta lavorando al suo album. Segue un percorso per così dire “tradizionale”, uscendo dalla logica del momento che vorrebbe l’artista che posta un singolo che spopola su Spotify e basta. Vuole andare oltre a tutto questo, dimostrando di avere veramente un amore viscerale e incontrastato per la Dea Musica.
Iniziai a fare le prime registrazioni insieme al mio amico produttore Ricc Frost al Presslab Studio, non posso che ringraziare per tutto l’aiuto e la pazienza. Ora l’idea è quella di fare un album serio; è un anno che registro roba, ma ancora c’è da lavorare. L’estate me la prenderà tutta questo album, ancora siamo ad uno stadio embrionale, al 10%, ma ci lavoro sempre, tutti i giorni, coordinando musicisti e produttori, ci sto mettendo davvero tutto me stesso!
Date, tour di questa estate?
«Farò un mini tour di 5 o 6 date, tra cui ci sarà anche l’esibizione al Mengo. La tensione ora non c’è, ormai mi sono abituato ad esibirmi davanti a tanta gente. Ma il concerto al Karemaski per me è stato davvero uno scoglio da superare, emotivamente parlando. Data 0 nella mia città… Arezzo! Paranoia alle stelle! Per la performance, per quanta gente verrà, speriamo parecchia, e se ci sono solo 10 persone… Panico totale! Poi sono uscito ho iniziato ed è stato fantastico! Una soddisfazione immensa!»

Dove ti vorresti vedere tra un po’ di tempo?
«Cantare ad Arezzo è stato ed è sempre bello, però lo sguardo è fuori. Il mio approccio alla musica, la mia idea, viva fin da quando ho iniziato con l’elettronica, era arrivare alla gente, dei numeri non me ne è mai fregato nulla. È ovvio che il sogno di ogni cantante è vedersi su un palco con 10mila persone sotto, però quello che voglio io è il ritorno emozionale, non economico, vederli cantare le tue canzoni a memoria, a squarciagola, è quella la soddisfazione! Perché anche se è dura, se devi comunque campare e i soldi servono, vivere solo ed esclusivamente di musica è bellissimo… Non puoi fare tutto questo solo per guadagnare, per diventare qualcuno, così non arriverai da nessuna parte… Lo devi fare per te!
Quando ho sentito cantare Arezzo da Milano alla Sicilia è stata una botta incredibile… Tutti mi avevano sconsigliato di nominare la città nella mia canzone, dicevano che non ci stava. A me non me ne è fregato nulla… Calcutta usa Frosinone, io Arezzo, per me ci stava benissimo invece e alla fine è andata alla grande, mentre mi godevo i miei 300mila contatti su Spotify. Molti iniziano a suonare live dopo aver fatto le canzoni top, io ho fatto il contrario; ho iniziato a suonare live e da lì la gente ha imparato a conoscermi, i locali a chiamarmi e via via è arrivato sempre più giro e successo. Scrivi le cose che hai dentro, vai avanti dicendo quello che pensi, cosa hai nella testa e alla fine se arrivo bene se no pace.»
Ora sto sanguinando, sudando per farcela e dove sono ci sto bene! Se vuoi fare musica devi fare solo quello! Starci dietro sempre, 24 ore al giorno, provarci davvero, vivere di, con e per lei… Io posso dire di averci provato e non ho rimpianti!
E fai bene a non averli Spumante perché per ora la tua musica, il tuo cuore e la tua passione ti hanno già portato molto in alto! Cheers!

Instagram: @spumantemusica

di MELISSA FRULLONI

MELISSA FRULLONI

Vegetariana militante. Animalista convinta.
Yoga praticante. Cresciuta con il poster di Jim Morrison appeso alla parete.
Romanticamente (troppo) sensibile e amante della musica vintage.
Una laurea in giornalismo, un cane, 27 anni, mille idee e (a giorni alterni) la sensazione di poter fare qualsiasi cosa…

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