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postmoderni
Roberto Donati è un docente, scrittore, giornalista e poeta aretino, ci abbiamo fatto un'interessante chiacchierata

Roberto Donati è un docente, scrittore, giornalista e poeta aretino. La sua tesi di laurea gli aprì la strada a quello che sarebbe stata la sua passione più grande: il cinema. Ho incontrato Roberto e in una breve chiacchierata ho cercato di cogliere gli aspetti più significativi di una persona così eclettica e poliedrica.
Il cinema, probabilmente, è la tua più grande passione. Hai scritto articoli e saggi su Sergio Leone e i suoi film. Ci parli di questo tuo interesse?
«Ho pubblicato diversi libri e articoli su Leone, dandogli sempre un taglio diverso: dal tema della nostalgia ad una saggistica sul regista per le sue ultime tre pellicole. L’interesse per Leone risale alla mia infanzia, da bambino vidi con interesse i suoi film. Poi per la mia tesi universitaria questa mia curiosità verso la sua figura salì alla ribalta.»

Hai realizzato un fumetto horror L’Abisso è Ovunque. Come è nato questo progetto?
«Innanzitutto nacque da una grande amicizia con Gianluca Borgogni, che lavorò alle illustrazioni. In secondo luogo perché condividiamo la stessa passione per l’horror. Ci ritrovammo a ragionare su alcuni spunti e così iniziai a tradurre questi pensieri in piccole sceneggiature dando però ampio spazio alla matita di Borgogni. In senso costruttivo, ognuno analizzò il lavoro dell’altro, confrontandoci su ogni aspetto. Il progetto però nacque quasi per divertimento, solo in un secondo momento traducemmo in stampa il nostro elaborato.»
Hai anche pubblicato una raccolta di poesie dal nome postmoderni. Come mai questo titolo? Quali sono le tematiche principali?
«Si tratta di una raccolta di poesie scritte, per lo più, circa dieci anni addietro. Durante il periodo del lockdown avvertii la necessità di rispolverarle e di modificarle a livello semantico, ma conservando lo stesso tema poetico, arricchendo poi la raccolta di nuovi versi. Il titolo è in riferimento al fatto che oggi è diventato tutto sterile, c’è troppa autoreferenzialità artistica. Quindi, postmoderni, è auto-provocatorio: da un lato mi ispiro ai miei ideali poetici e dall’altro denuncio che anch’io sono un postmodernista cercando di mettere in crisi me stesso e di superarmi. È una sorta di “fine della poesia”.»

Stai lavorando a qualche progetto in questo periodo?
«Ho lavorato ad un cortometraggio da me sceneggiato che a breve presenterò al Torino Film Festival, dal titolo Cicciolina Pocket. Si tratta di un affondo nell’adolescenza degli anni Novanta: in un afoso pomeriggio d’estate quattro ragazzini sfidano lo sbruffone del gruppo ad andare in un’edicola della città per ottenere qualcosa di proibito, tutto questo avrà delle conseguenze…»

di CARLO MARTINO

IG: @il_donati

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