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WEARE #28: Quarto Potere
A noi il compito di cercare di distogliere il vostro sguardo da uno schermo e posarlo sulle pagine di questo magazine.

Siamo tutti vittime di un like. Anche quelli di noi che non lo ammettono. Anche quelli che (apparentemente) se ne fregano. Postare una foto della nostra vita, lanciarla nell’Internet e morbosamente rientrare più e più volte su IG per vedere chi e quanti sono i cuori. Lo abbiamo fatto tutti. E la cosa terrificante, è la sensazione che quei like scatenano. Una specie di piacere che cresce. Ti senti bene, accettato, come se tu avessi fatto qualcosa di buono agli occhi degli altri e loro te lo facessero notare dicendoti bravo.
Ho premesso, è terrificante, ma quanti di voi (ammettetelo però) hanno provato un simile sentire?
Forse è ancor più inquietante chi lo fa senza rendersene conto e allora non è solo una vittima di questo giochino di caccia ai followers, ma è vittima inconsapevole. Forse è giustificato chi lo fa, ma con atteggiamento critico, consapevole appunto che tutto ciò è pura follia?
A voi il giudizio, a noi il compito di cercare di distogliere il vostro sguardo da uno schermo e posarlo sulle pagine di questo (e altri) magazine. Abbandonare per un attimo la luce blu, lo scrolling ossessivo e ritagliarsi un tempo per la lettura. Già la rappresentazione realistica della carta può essere terapeutica per provare a lasciarsi alle spalle la dittatura dei like. Ma oltre a questo, nel nostro piccolo grande lavoro di redazione, ci auto-affidiamo il compito di portare su queste pagine sempre storie vere e originali.
No, non usiamo l’intelligenza artificiale per scrivere i nostri testi. Sì, facciamo interviste, incontriamo le persone (spesso davanti ad una birra), poi scriviamo e pubblichiamo. Solo con questa artigianalità crediamo di rendervi giustizia, di rendere giustizia a voi lettori di WEARE che andate cercando su queste pagine racconti di persone reali, aretine, vicini di casa, ex compagni di classe che oggi sono all’estero o hanno fondato una band o lavorano in qualche associazione di quartiere. Leggere di loro (e quindi di tutti noi) vale più di un like. Per questo sul nostro IG non ci sono foto di Piazza Grande o strane notizie di volatili che rubano cappelli; pur essendo vittime anche noi di tutto il sovracitato, preferiamo qualche followers in meno e raccontarvi quello che è Arezzo e chi la vive ogni giorno.
L’impresa dei nostri tempi sarà proprio quella di riuscire a distinguere le fake dalla realtà, le notizie acchiappa-like da quelle che hanno in sè una vera storia di qualcuno che esiste realmente. Noi (e come noi speriamo tutti gli altri giornali cartacei e non), ci impegneremo in questa impresa, mostrandovi numero dopo numero cosa nasce dal nostro lavoro di ricerca di personaggi aretini vari.
E così, anche se forse siamo già in ritardo, ci proviamo fino in fondo a non trasformare la logica dei like nel moderno Quarto Potere.

editoriale di MELISSA FRULLONI

*Ascolto Consigliato*
All The President’s Men | Soundtrack Suite (David Shire)

(Nel nostro magazine utilizziamo il singolare maschile e non la schwa per dare una maggiore scorrevolezza al testo, crediamo comunque in un linguaggio inclusivo che utilizzi questo simbolo)

Melissa Frulloni
MELISSA FRULLONI

Vegetariana militante. Animalista convinta.
Femminista in prova. Cresciuta con il poster di Jim Morrison appeso alla parete.
Romanticamente (troppo) sensibile e amante della musica vintage.
Una laurea in giornalismo, un cane, mille idee e (a giorni alterni) la sensazione di poter fare qualsiasi cosa…

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