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il viaggio è appena iniziato
I Wake Up In The Cosmos e il loro primo album psichedelico underground: Keine Strasse

Fisicamente a Bologna, ma con la testa nello spazio, quando le loro melodie graffianti mi hanno tolto la terra da sotto i piedi; erano le note di Keine Strasse. Ho sentito quel fluttuare che oggi sembra così difficile, quella leggerezza che la quotidianità ci toglie e che solo la musica è in grado di restituirci… Con me appunto loro ci sono riusciti; loro sono i Wake up in the cosmos. Francesco, Edoardo, Alessandro e Simone; i quattro membri della band.

Chi siete? Come è nato il gruppo?

«Il progetto è nato nella mia cameretta – Francesco – sono il “nonno”, quello che ha avuto l’idea. Per esigenze personali, per portare il progetto live, avevo bisogno di altre persone. Inizialmente sono entrati nella band, Alessandro, chitarrista e Edoardo, batterista. Infine Simone che è il bassista. Completata la formazione a quattro è venuto fuori Kaine Strasse, un lavoro che ci ha assorbiti per ben 3 o 4 anni. Insieme abbiamo consolidato canzoni che avevo già in parte scritto da solo e creato nuovi brani, potenziando il tutto con un sound più ricercato e arricchito da varie sfaccettature, che integrasse generi affini.»

Il vostro genere musicale, quindi, è una sorta di psichedelia, sporcata dal garage rock. Secondo voi, come è la situazione a riguardo nel nostro territorio e nel nostro Paese?

«La scena psichedelica underground in Toscana non è troppo presente e facilmente riconoscibile, principalmente perché scarseggiano i locali per il genere, per il rock in generale. Il Nord Italia e Emilia Romagna offrono sicuramente più spazi per la musica underground. In Toscana ci sono comunque realtà interessanti, a Firenze e Prato, ad esempio c’è Annibale Booking, agenzia presente da quasi 12 anni e in cui noi siamo subentrati quest’anno. Grazie a loro abbiamo avuto la possibilità di vedere gruppi di riferimento con nomi importanti suonare vicino a noi.»

Chi è la “penna” del gruppo?

«Principalmente io – Edoardo, il batterista – ma lavoro in sinergia con tutti gli altri. I primi testi sono stati scritti da Francesco, quando ha ideato il progetto da solista, dal momento in cui ci siamo uniti la coesione ci ha aiutato a comporre meglio le strutture e le melodie. Si parte da una linea vocale e da lì decidiamo come proseguire. Quando abbiamo dato la definizione di disco ai brani scelti, i testi sono stati scritti di conseguenza, prima erano molto più scollegati.»

Keine Strasse, veniamo alla novità; mi volete parlare del vostro primo album?

«Keine Strasse parla di un viaggio, un viaggio vissuto all’interno di una mente con un pensiero talvolta ossessivo. Berenice, ad esempio, è un testo d’amore, parla di una notte in bianco, ripensando a un amore passato, tema comune e banale, scritto però in modo da rimanere sospesi tra sogni, ricordi e speranze. Essendo una notte in bianco è una mente che va a mille all’ora con i pensieri. Il titolo è un richiamo a un racconto di Edgar Allan Poe che ritroviamo anche in un altro brano; è stato una bella fonte di ispirazione. Il titolo riporta all’ossessione compulsiva, a questo modo di vivere l’amore. Nell’altro brano, Zigurat, mi sono ispirato a “L’uomo della folla”, sempre di Poe. Si parla della necessità di distaccarsi dalla massa con una metaforica ascesa verso la salvezza, salvezza che non si concretizza e così il protagonista rimane impantanato tra queste anime lobotomizzate e omologate. Il filo conduttore è questo viaggio all’interno di questa mente, mente intesa come cosmo. Il titolo in sé richiama questo viaggio, che però non si sa dove ci porterà, dove vogliamo che ci porti.»

Dulcis in fundo, forse un po’ scontato ma ve lo devo chiedere; progetti futuri?

«Continuare con il nostro viaggio, continuare a suonare. Per i tour stiamo tirando giù le prime date con l’agenzia di Booking e partirà in autunno. Nel mentre stiamo già lavorando al nuovo album.»

Bella copertina!

«La copertina è il nostro simbolo, il nostro alter ego: è questo palombaro che usiamo da sempre e raffiguriamo in modi diversi ogni volta. Questa è una nuova versione del nostro logo. Il palombaro è una sorta di esploratore spaziale e rimarca questo senso di viaggio, verso non si sa dove. È stata realizzata da un’artista Lucy Faeri; è riuscita a rappresentare al meglio la nostra idea.»

 

di VALENTINA RACHINI

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VALENTINA RACHINI

In qualsiasi occasione ti capiterà di vedermi starò sempre correndo verso la stazione con lo zaino in spalla. Sono una trottola con il cuore diviso tra diverse città che non riesco ad abbandonare. Molto curiosa, con occhi grandi aperti sul mondo e costantemente aggiornata su tutto: arte, cultura, eventi e società. Riesco a staccarmi dalle notizie e dal web solo quando parte una canzone e ho un bicchiere di vino e una sigaretta in mano.

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