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Vai dallo psicologo? Ma sei matto?!
Negli ultimi anni l’interesse per le questioni legate alla psicologia è aumentato, ne parliamo con la Dottoressa Simona Turchetti

Negli ultimi anni l’interesse per le questioni legate alla psicologia e al benessere (e purtroppo anche al malessere) psicologico è progressivamente aumentato.
Grazie a tv, social, telefilm, e testimonianze di personaggi famosi si sente molto più parlare di psicologia, tant’è che termini e argomenti sono ormai all’ordine del giorno e le persone si avvicinano sempre più alle tematiche psicologiche, alcune con interesse e curiosità, altre, invece, ancora con timore e paura.

Ci sono tanti pregiudizi e stereotipi che aleggiano intorno allo psicologo che è ancora una figura mistica e misteriosa legata a luoghi comuni e vecchi concetti dati dalla poca conoscenza. Questa ignoranza genera un alone di mistero e misticismo e dove non c’è chiarezza proliferano i luoghi comuni, quindi lo psicologo diventa lo “strizzacervelli”, e chi ci va da lui di conseguenza è “matto”, “debole” o “fragile”.
Alla parola psicologo, la risposta che ho ricevuto più spesso è stata “non sei mica matta, vedrai che col tempo passa”.
Valentina

Non conoscevo nessuno tra i miei amici e i miei parenti che lo stesse facendo o lo avesse fatto, per questo pensavo che gli stessi mi avrebbero giudicato come una persona fragile, instabile, inaffidabile (quante ne ho pensate!) se avessero saputo che avevo intrapreso un simile percorso”. Alessandro

Questo determina che, nonostante situazioni di grave angoscia, sofferenza e disagio, le persone non chiedano aiuto ai professionisti perché hanno paura di cosa gli altri potrebbero dire, di cosa gli altri potrebbero pensare e del proprio giudizio riguardo se stessi. Questa paura dello stigma sociale fa sì che molte situazioni si cronicizzino, aumentino di severità diventando più gravi, quindi alla fine questa paura non è realmente protettiva, ma è controproducente e dannosa per le persone stesse.

Pensavo che andare da uno psicologo/a fosse proprio l’ultima spiaggia e che significasse aver toccato il fondo. Per questo, mi faceva molta paura anche solo ammettere a me stesso di aver bisogno di questo tipo di percorso.Alessandro

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute come: “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”.

Ma allora perché non ci si prende cura della propria salute psicologica tanto quanto fa con la sua salute fisica? Perché se si vede una persona che si prende cura del suo fisico è “forte” e “sana”, mentre chi si prende cura della propria mente (oltre che al fisico, perché una non esclude l’altra) è “debole” e “fragile”?
Non c’è una grande incoerenza in tutto questo? Sfatiamo questo mito: andare dallo psicologo vuol dire essere “matti”?
Vivere una difficoltà non significa essere “matti”. Significa che qualcosa nella nostra vita non sta andando come dovrebbe, o come vorremmo che andasse.

La maggior parte delle persone che chiedono supporto psicologico cercano aiuto per le preoccupazioni di tutti i giorni: difficoltà col partner, con i figli, con i genitori, al lavoro, a scuola, altri si rivolgono allo psicologo in momenti di grande cambiamento della vita: divorzi, separazioni, fine di relazioni, diagnosi di malattie, lutti.

Questo non li rende “pazzi”, perché attraversare momenti di difficoltà nella vita può capitare a tutti, questo li rende umani. L’essere umano è imperfetto, ha limiti e debolezze. La vera forza è nell’accettazione di quei limiti perché se accetto di avere un limite posso far qualcosa per non farmi definire da esso, se rifiuto di accettarlo sarà quel limite a definirmi. Siamo sicuri convenga?
Prima di iniziare avevo paura di ritrovarmi con una professionista che non mi avrebbe aiutato, che mi avrebbe giudicato e fatto sentire sbagliata. Così non è stato, anzi esattamente l’opposto. E ora lo consiglio a tutti”. Valentina

Ecco, allora, che chiedere aiuto a un professionista può aiutarci proprio perché è una persona formata, competente e non giudicante, che non ci conosce, non è calata e coinvolta come siamo noi nelle nostre vicende personali e relazionali, e quindi può avere una visione più oggettiva e distaccata.

Chiedere aiuto, ci permette di ricevere aiuto. È un favore che facciamo a noi stessi, e perché non aiutarsi nelle difficoltà?
Fare il mio percorso è stato come risalire a galla a prendere ossigeno dopo un’infinita nuotata in apnea. Finalmente mi sono sentita libera di respirare e libera di essere me stessa”. Chiara

Mi sentivo come se stessi montando un difficilissimo mobile svedese senza avere le istruzioni, facevo tanta fatica e non ottenevo stabilità. Il percorso mi ha aiutato a districarmi tra i vari pezzi, mettere ordine, sentirmi stabile e resistente. È stato il più bel gesto d’amore che potessi fare per me stessa!Jessica

Nel mio caso posso dire che è stata una lunga avventura, non certo una favola, piuttosto una di quelle storie piene di peripezie e momenti ardui, ma con un bel finale (che continua)”.
Alessandro

Il mio percorso è iniziato in uno dei periodi più confusi della mia vita, in cui mi sentivo totalmente persa. Lo paragono spesso a un faro, così come per gli uomini di mare, è una certezza e un riferimento nelle notti più buie. Per me è stato questo: una guida, una luce, un’ancora di salvezza. Mi ha donato gli strumenti per non perdermi più”. Valentina

Dott.ssa Simona Turchetti
Tel. 333 3369533
Psicologa con formazione Sistemico-Relazionale e metodo Emdr

Puoi trovare le intere testimonianze su www.dottoressasimonaturchetti.it o sui miei canali social

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