In uno studio confortevole tra i palazzi cubici di via Calamandrei, la psicoterapeuta e sessuologa Martina Carretti ha creato il Centro Clinico Integrato Spazio Ginkgo partendo dalla sua esperienza come paziente. “Ho vissuto incompetenze, turismo sanitario e gaslighting medico, perciò volevo far trovare nello stesso luogo più professionalità e servizi, ma soprattutto accoglienza, comprensione ed empatia.”
Attualmente l’équipe conta 7 specialisti, che attraverso 4 aree principali (psicologica, sessuologica, fisioterapica e nutrizionale) prendono in carico il paziente in maniera integrata. “Ci confrontiamo e aggiorniamo in continuazione per fornire interventi evidence-based.” Un’offerta ampia con un occhio di riguardo ai problemi femminili, perché “il benessere delle donne ci sta molto a cuore.”
È proprio Martina ad accogliermi, si unisce poi Giulia Brini, la fisioterapista, e infine si affaccia la nutrizionista Elena Occhini. Ogni volta che in questa stanza entra una nuova professionista e si siede per parlare, rimango colpita da quanta voglia di condividere ci sia nell’aria, dalla loro preparazione e interesse. Mentre rispondono alle mie domande iniziano anche a confrontarsi e ascoltarsi l’un l’altra; capisco cosa intendono con lavoro d’équipe.
“Marzo per noi è un mese importantissimo perché, oltre ad essere il 2° compleanno del Centro, è il mese dedicato alla consapevolezza sui Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) e sull’Endometriosi, due tematiche a noi molto care che devono essere affrontate con un intervento multidisciplinare.”
Quest’ultima è ancora una patologia poco conosciuta sia dalle pazienti che dai medici, tanto che il ritardo diagnostico medio è di 8 anni. “L’Endometriosi non è solo “dolore da ciclo”, ma comporta tutta una serie di sintomi collaterali e patologie associate come depressione e ansia, stanchezza cronica, infertilità.
Proprio per questo è una malattia sociale, perché è cronica, invalidante e ha importantissime ricadute sulla qualità della vita e sul piano relazionale e lavorativo. Un supporto psicologico in questi casi è fondamentale.
Ci spiega Martina: “sin dalla più giovane età è molto importante sapere che i dolori mestruali e durante i rapporti non sono normali e che non devono essere taciuti.” Continua Martina: “Un altro sintomo tipico dell’Endometriosi è il dolore durante i rapporti sessuali. A volte basterebbe chiedere di più e ascoltare meglio le donne. Purtroppo spesso per i medici è ancora un tabù indagare la sfera sessuale, che invece è parte integrante della salute e dell’esperienza delle pazienti. E’ importante sapere che sul dolore genito-pelvico ci si può lavorare sia a livello psicosessuologico che fisioterapico”.
D’altronde, riflette Giulia: “Avere un ascolto più ampio alla vita del paziente spesso significa evitare esami inutili e comprendere la persona nella sua integrità bio-psico-sociale, come prescrive l’OMS. Dorme bene, qual è il suo carico emotivo, che tipo di lavoro fa? È un cambio di paradigma che sta avvenendo solo da poco.”
Vale lo stesso anche per il pavimento pelvico. “Quando va tutto bene nessuno si accorge che c’è…” Dice Giulia. Ma quando non va, oltre al dolore possiamo avere incontinenza, disturbi sessuali, fino a problemi più gravi. Può interessare anche la vita relazionale con ricadute sul piano psicologico.
“Il pavimento pelvico è connesso con sesso ed escreti: il massimo del tabù. Ed è una zona scarsamente rappresentata a livello cerebrale per cui non se ne ha consapevolezza, quando ci sono delle disfunzioni in questa zona possiamo avere sintomi come dolori riferiti alla schiena o problemi digestivi.” Questa difficoltà nelle donne è spesso esacerbata da abitudini scorrette e ansie inutili – trattenere l’urina fuori casa, per dirne una – che originano da condizionamenti culturali e non ci insegnano ad ascoltare questa parte del nostro corpo. “Come fisioterapisti, oltre che riabilitare, cerchiamo di dare gli strumenti per integrare una nuova consapevolezza.”
Quello di diagnosticare in tempo e correttamente è un problema comune, non solo per Endometriosi e pavimento pelvico: a quanto pare la cosa più importante da dire sui Disturbi del Comportamento Alimentare, ancora, è che esistono.
“Si pensa che i disturbi alimentari siano solo Anoressia e Bulimia e invece c’è tutto un mondo.” Conferma Elena.
“E si pensa anche che ci siano solo quando si vedono, ma quando ci sono delle composizioni corporee evidenti siamo già arrivati troppo oltre. Il problema è proprio la diagnosi, i segnali vengono sottovalutati e alla base c’è ancora lo stigma e il non dare il giusto peso. Ho sentito parlare di “crisi adolescenziale”, di “trasgressione” come si parla di farsi un tatuaggio.”
I DCA colpiscono soprattutto la popolazione femminile con un rapporto 9:1 (dati Ministero della Salute) anche se stanno crescendo i casi in ambo i sessi e si sta abbassando l’età d’esordio. Ci spiega Elena: “Il disturbo alimentare spesso è solo la punta dell’iceberg. Non si può lavorare solo sul sintomo ma anche su tutto quello che c’è sotto a livello psicologico e per questo c’è bisogno di un’équipe multidisciplinare. Il trattamento è incredibilmente complesso perché ogni caso è diverso e i protocolli devono essere cuciti su misura.”
In programma ci sono diversi progetti legati al nostro benessere psico-fisico. Vi segnaliamo che dal 30 marzo ripartirà l’iniziativa “Avere cura di chi cura”, dedicata ai caregiver familiari, ovvero coloro si prendono cura di un familiare non autosufficiente. Inoltre ad aprile partirà un gruppo di Mindful Eating e più avanti un gruppo di ascolto e di confronto dedicato a genitori con figl* LGBTQIA+. Seguite Spazio Ginkgo per non perderli e rimanere aggiornati.
di VIVIANA RIZZETTO
Centro Clinico Integrato Spazio Ginkgo
Via Piero Calamandrei n. 185