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L’Estate di Afro
Un approfondimento sulla mostra dell'estate "Afro - Dalla Meditazione su Piero della Francesca all’Informale", presso la Galleria Comunale di Piazza San Francesco ad Arezzo.

Le alte finestre si aprono sulla piazza con i suoi colori luminosi e caldi, e finalmente anche la temperatura è quella adeguata a un’estate che si è fatta tanto sospirare.

Quanti aretini conoscono la Galleria Comunale di Piazza San Francesco, “l’ex Chiavi d’Oro”? Se non ci siete ancora stati, questa è l’estate in cui la visiterete.

L’occasione è la mostra dedicata ad Afro Basaldella, pittore friulano scomparso nel 1976, tra i più importanti rappresentanti dell’arte informale italiana. E il lavoro di questi mesi, spiega il coordinatore scientifico Alessandro Sarteanesi, non è stato solo predisporre lo spazio per accogliere l’esposizione, ma per restituirlo alla città: ambienti ariosi disseminati di sedute, fino a quella che è idealmente la sala finale, dove una parete finestrata lascia spaziare lo sguardo sulla Basilica e sui tetti.

“La filosofia di fondo dell’intervento dell’architetto Andrea Dragoni è stata quella di riallacciare il rapporto con lo spazio esterno, in uno scambio visivo tra il dentro e il fuori. Anche grazie alla riapertura delle finestre: la luce naturale è quella che Afro stesso desiderava nel suo museo ideale, e grazie alle apposite pellicole applicate sui vetri, i raggi UV non danneggiano il colore.”

La bellezza di questi ambienti sta anche nella loro posizione: la parete est è quella della Basilica di Piero, con i suoi mattoni a vista e alcuni affreschi al primo piano. Questo spazio accoglie la sezione della mostra dedicata al coinvolgimento di Afro nel progetto dell’EUR di Roma, il quartiere per l’Esposizione Universale che avrebbe dovuto tenersi nel ’42. Un plastico, materiali dell’epoca (con un contributo di Fellini) e soprattutto i grandi cartoni di sei metri d’altezza; un prestito importante proveniente dall’Archivio Centrale dello Stato, oggetto di un restauro conservativo ad opera di Magonza, scenografico e drammatico, che sfrutta al meglio il prezioso spazio a due altezze della Galleria.

“È importante percepire di questo spazio il suo peso storico, portare una mostra che abbia senso in un posto come questo” – riflette Sarteanesi. “E questa ha più di un senso: non solo per il richiamo a Piero della Francesca, ma perché abbiamo un pittore che ha assorbito la migliore tradizione europea, e ne esce con un linguaggio che è totalmente autonomo e dirompente.”

Una mostra di ricerca, non solo di rilevanza nazionale ma che valica i confini italiani, grazie ai cinque olii sinora inediti provenienti da Rodi ed esposti con la collaborazione del locale Museo di Arte Greca Moderna. L’intero percorso, che si articola sui due piani in ambienti ben distinti (e anche qui si notano interventi recenti di valorizzazione), accompagnando la crescita personale dell’artista dagli anni ’30 ai ’50, consente di comprendere il passaggio dal figurativo all’astrattismo. Un nodo centrale nell’arte del secolo scorso, spesso letto come un contrasto e che qui scopriamo ricomposto: “una continuità,” nelle parole d’inaugurazione del curatore Marco Pierini, “che in genere prevale nella storia dell’arte, dove c’è un’osmosi continua. Il sentimento del colore è il percorso privilegiato che Afro individua per la sua scrittura.”

I colori, infatti, man mano emergono sempre più vivi insieme alle forme: “Forme fluenti, estremamente liquide, con un colore che si incorporava all’atmosfera” – ebbe a definirle lo storico e critico Cesare Brandi.

Pensieri colorati, diversi ma innegabilmente coerenti, sono quelli dei sette studi qui riuniti in un’apposita sala del secondo piano; solo una parte del lavoro con cui Afro si approcciò nel 1958 all’importantissima committenza dell’Unesco per un grande murale, destinato al palazzo di Parigi. Sotto al colore spesso emergono la matita, la carta: ogni composizione è unica, la sensazione è che l’artista sapesse tanto bene ciò cui mirava da tentare più strade apparentemente differenti per arrivarci. Quello che prevale è il gesto libero che si intuisce dietro a ogni vivida linea, ogni pulsante macchia di luce e ombra.

Il titolo è uno da portarsi a casa e custodire con sé: Il giardino della speranza.

di VIVIANA RIZZETTO

info@fondazioneguidodarezzo.com
fondazioneguidodarezzo.com

Afro. Dalla meditazione su Piero della Francesca all’Informale
Organizzata dalla Fondazione Guido d’Arezzo con il Comune di Arezzo, in collaborazione con la Fondazione Archivio Afro e Magonza.

2 giugno – 22 ottobre 2023

Viviana Rizzetto
VIVIANA RIZZETTO

La valigia è diventata fondamentale da quand’ero bambina, così la mente l’ha seguita. Teinomane, nictofila, multitasker; un po’ nerd. La laurea in lettere l’ho presa perché credo che la letteratura e la scrittura siano le cose più fighe che l’umanità abbia inventato.

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