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Quando sale la bandierina
Niccolò Pagliardini, aretino, classe ‘84, assistente professionista oramai da 5 anni, con 13 anni di partite da arbitro

Un campo di 100 metri, la squadra sale all’attacco, il numero 7 tira la palla, il pubblico è concentrato sull’azione ed ecco che si alza la bandierina. Da un lato sentiamo i sospiri dei tifosi avversari, dall’altro gli imprechi per un’azione stoppata sul più bello. Si, perché quello che ci aspettiamo è vedere la palla entrare in porta, quella avversaria ovviamente! Gli occhi di chi segue il calcio vedono questo, azione dopo azione. Può sembrarvi strano, ma non è l’unico punto di vista.
Quando sono in campo guardo le partite con l’occhio dell’arbitro e le vivo poco rispetto al pubblico da casa o negli spalti. E anche quando seguo le partite a casa oramai mantengo la stessa attenzione. Ci sono delle priorità su cosa guardare in campo.
Si presenta così Niccolò Pagliardini, aretino, classe ‘84, assistente professionista oramai da 5 anni, con 13 anni di partite da arbitro. Ha esordito come assistente in serie A nel 2017 e da quest’anno fa parte anche del gruppo vAR, nella qualifica di Avar.
Mentre mi racconta la sua esperienza riesco a percepire il campo da calcio da una prospettiva diversa. È come scoprire un lato nuovo, poco raccontato, quasi non convenzionale di una realtà che conosci da sempre.
Quando sono in campo la concentrazione è fondamentale, per questo bisogna essere allenati e arrivare lucidi ad ogni partita. Allo sguardo non deve sfuggire nulla e bisogna prevedere la velocità della palla. Il pubblico ti da molta adrenalina ed averlo di nuovo negli stadi è stato uno stimolo. Perché se da un lato non devi rischiare di perdere la concentrazione, dall’altro è importante poter ascoltare il rumore del campo.
Arrivare pronti ad ogni partita significa allenamento costante, sia fisicamente che mentalmente. Corsa, esercizi sulla resistenza e sulla velocità seguiti da un preparatore atletico, allenamento di squadra con la sezione arbitri di riferimento, nel caso di Niccolò è quella di Arezzo. “Ci alleniamo 3 o 4 volte a settimana a seconda delle partite e degli impegni. Facciamo le partitelle e simuliamo i movimenti e le segnalazioni di quello che poi andremmo a fare in partita. Siamo un bel gruppo e ci conosciamo tutti, sono tanti anni che siamo nei campi insieme.
Fare l’arbitro e l’assistente è una sfida continua. Non è vincere contro gli altri, ma contro sé stessi. Ogni partita viene monitorata e valutata. Sulla base dei voti viene fatta una graduatoria e solo chi raggiunge i punteggi più alti riesce a salire di categoria o fare partite più importanti.

Ho cominciato a 19 anni un po’ per gioco, ero all’ultimo anno del liceo e l’Arezzo stava vincendo il campionato di serie C. Mi sono iscritto al corso da arbitro insieme ad alcuni amici e in pochi mesi ottenemmo la tessera. Ho arbitrato prima le partite della terza categoria e poi i campionati regionali e i nazionali. Poi sono diventato assistente. C’è un corso di qualificazione da superare per entrare in serie B con test atletici, quiz ed esercitazioni con la bandierina. Superato quello, dopo sei mesi di campionato sono arrivato in serie A. Il mio esordio è stato l’11 febbraio 2017 nella partita Torino-Udinese, allo stadio olimpico Grande Torino.
Quando si arriva a poter assistere a partite così importanti, l’emozione di entrare in campo non ha paragoni. Puoi incontrare gli idoli calciatori di molti, scambiarci anche qualche battuta. Come è successo al nostro Niccolò proprio l’anno scorso.
Giocava Torino-Benevento. Noi andiamo sempre due ore prima dell’inizio per fare la ricognizione del campo. Fu in quell’occasione che incontrai Belotti e parlando mi disse che sarebbero partiti per gli Europei. Così ridendo gli dissi di tornare con la coppa… e poi sappiamo tutti com’è andata a Wembley!
Cosa si vede dalla linea del campo? Il mondo del calcio dagli occhi dell’assistente. E forse non è facile immaginarsi da quel punto di vista, ma è comunque un modo per poter toccare il campo da vicino.
Da quest’anno l’AIA ha dato la possibilità di fare il doppio tesseramento come arbitro e come calciatore. Così è possibile sia giocare al pallone che fare l’arbitro. Quando mi chiedono perché faccio l’arbitro io rispondo sempre, perché non provare? Il corso è gratuito e non dura molto. Hai credito scolastico, hai un rimborso kilometrico e fai gruppo. Con la sezione arbitri ci ritroviamo e organizziamo tornei tra sezioni, non è un’attività che finisce la domenica! Il mio consiglio è di provare anche solo per il gusto di imparare le regole.
Niccolò ha iniziato un percorso spinto dalla voglia di seguire la squadra della nostra città, senza immaginarsi che ancora oggi avrebbe continuato a fargli vivere emozioni e nuove sfide. Chissà, forse il suo prossimo obiettivo sarà quello di rientrare tra gli assistenti internazionali! Per adesso ci ha fatto conoscere un po’ di più questa dimensione e capire che forse non è per forza necessario essere un calciatore per arrivare a vedere da vicino le partite di Seria A.

di GIULIA BASAGNI

Giulia Basagni_1
GIULIA BASAGNI

Avete presente la sensazione di un fiume in piena, che niente e nessuno è in grado di fermare?
Ecco questa sono io, laureata in Comunicazione, media e giornalismo, piena di energia e vitalità.
Pronta ad accogliere ogni avventura a braccia aperte, curiosa, affascinata dai nuovi spazi e con gli occhi attenti a guardare oltre.

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