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Non è del tutto colpa nostra
E' uscito su tutte le piattaforme digitali un gran bel disco made in Arezzo by Calimani: “Non è del tutto colpa nostra”

Partiamo dalle conclusioni: è appena uscito su tutte le piattaforme digitali un gran bel disco tutto made in Arezzo City, da ascoltare e riascoltare. I colpevoli? I Calimani, per quanto si ostinino a ripetere “Non è del tutto colpa nostra”… Il perché provo a definirlo, in mezzo alle risate di pancia che inondano inevitabilmente ogni chiacchierata con questi dolcissimi pazzi, portatori relativamente sani di pop di qualità (sì, esiste ancora). Perché “Non è del tutto colpa nostra” è il titolo del suddetto bel disco, riguardo cui è doveroso svelare subito un retroscena che poi tanto “roba da backstage” non è, nota la qualità tutt’altro che da ridere delle produzioni dei Calimani: le sette tracce che lo compongono sono state in realtà curate minuziosamente dai quattro musicisti, imbevute di ogni goccia di sudore sonoro e di ogni pezzo del loro intenso percorso interiore degli ultimi due anni.

Non è del tutto colpa nostra lo facciamo dire a coloro che ci lasciano soli, in ‘Guardiamo oltre’… Poi, non è del tutto colpa nostra se è successo tutto il delirio pandemico, pur avendo suonato a Firenze con in scaletta ‘Rinazina’ la sera stessa in cui fu dichiarato il blocco degli eventi! Non è del tutto colpa nostra se il disco è arrivato così tardi rispetto a quando è maturato, e nemmeno se il disco non piace… In fondo, per noi ciò che conta davvero è che chi un domani prenderà tra le mani questo lavoro riesca a leggerci qualcosa di noi e del nostro tentativo di ricavare un lascito positivo da tutto ciò che abbiamo passato. ‘Non è del tutto colpa nostra’ rappresenta in pieno la consapevole, profonda leggerezza con cui ci siamo approcciati alla scrittura: tematicamente, gran parte dei pezzi prende avvio da esperienze negative, cercando di dare le chiavi per elaborarle vivendo intimamente e pienamente tutte le emozioni. Catarsi, con un preciso intento: superare le difficoltà tornando alla nostra essenza, che, come da copertina, altro non è che quella di quattro cretini in astronave che sparano sulla Terra!
Il nuovo album dei Calimani va inserito nel kit di necessaria risocializzazione in corso.
Ascoltato con questo caldo asfaltato che azzanna ma attrae, perché finalmente percorribile in libertà, semplicemente rinfresca dentro. Il sollievo è innanzitutto uditivo, perché a proposito di perché: la composizione collettiva sin dall’embrione dei brani si sente, il risultato è un lavoro quadrato nel suo arrivare al punto già al primo ascolto, paradossalmente proprio perché pieno di dinamiche e variazioni nei colori musicali in grado di evocare forti e chiare molte delle emozioni che tutti abbiamo vissuto e stiamo vivendo in questi anni destabilizzanti. Questo percorso di elaborazione sentimentale sonora è ulteriormente favorito dai testi, illuminati dalla rara qualità di affrontare argomenti profondi, anche pesanti, non smettendo però mai di dare ossigeno; con un cantato significativo e significante, poi, che muove dentro e sofferma fuori, durante l’ascolto il resto scompare e non si può non farsi prendere a braccetto in un tale trip introspettivo in note.

Come l’hanno vissuto Mattia, Francesco, Elia e Niccolò questo viaggio tra emotività, melodie e quotidianità, di cui hanno tracciato rotte ed atmosfere?
«L’album è un percorso che conduce alla nuova versione del gruppo, sfruttando la possibilità di esserci fisicamente e lavorare insieme, continuativamente. ‘Biscotti’ è il brano ponte, che unisce e mette in fila il casino che ci era un po’ rimasto nell’armadio dopo l’ultimo album. Fondamentale per l’organizzazione del nostro casino il supporto di Marco Romanelli e soprattutto di Arturo Magnanensi, vero e proprio quinto Calimano. Il pezzo è stato ideato e composto alla vecchia maniera, cazzeggiando musicalmente… Ma lo sviluppo è stato elaborato con quattro teste al lavoro insieme in sala prove, scatenando tutta una serie di nuovi effetti benefici nel processo creativo. Gli effetti si sono visti nelle successive canzoni, che sono arrivate successivamente ed in due blocchi. Nel primo, composto da ‘Respirare ancora’, ‘Guardiamo oltre’ e ‘Solo un sogno’, i pezzi sono nati buttandoci a provare, suonando… Tant’è vero che tutte e tre queste registrazioni sono in presa diretta, a catturare il clima di unione che si era creato. I testi sono venuti fuori da sé, rapidi e spontanei come la musica. ‘Guardiamo oltre’ con addirittura un incredibile ed irripetibile buona la prima sulle voci! Il secondo blocco, composto da ‘Ci ritroveremo’, ‘Se lo vivrò’ e ‘Insostenibile’ è stato invece più elaborato, è il più sperimentale in termini di sonorità.
In generale, ci siamo aperti, dati, arrivando anche a ballad che mai avremmo pensato di avvicinare. Utilizzando con diversi suoni tutta la tavolozza sentimentale che ci ritrovavamo dentro e fra le mani, abbiamo cercato di elaborare un disco che toccasse più corde, in un andamento alto-basso che rispecchiasse lo spaccato di vita descritto.»
Pop suonato, curato, sincero e sentito… Perché pop non è una parolaccia, se pronunciata in un certo modo. La leggerezza come tocco, mai come approccio che sorvola. Leggerezza come sguardo che consegue alla consapevolezza, perché solo così si digerisce l’abbuffata di emozioni necessaria a rialzarsi e riprendere il cammino.
Un cammino in saliscendi negli anfratti più abissali dei nostri sentimenti, con mood profondo ma mai cupo, mantenendo l’occhio ottimistico che è marchio di fabbrica dei Calimani, vitale adesso che stiamo tornando agli abbracci, agli sguardi ravvicinati, alla condivisione di spazio finalmente fisico.
Non sarà proprio del tutto colpa loro, ma i nostri quattro CaliAmici hanno generato il perfetto supporto sonoro per il tanto atteso reinserimento sociale dell’orda di survivors assetata di vita reale.

di ALESSIO FRANCI

 Credits Sanguedalnaso
IG: @calimani_band
FB: Calimani

Alessio Franci
ALESSIO FRANCI

Musicomane innamorato di ogni applicazione del linguaggio. Cerco storie e suoni che mi facciano vibrare tanto ad ascoltarle, quanto a raccontarle. Osservo, rifletto, percuoto, vivo. Mi muovo per il mondo senza filtri e senza la pretesa di trainarlo, col solo obiettivo di conoscerne ed apprezzarne le sfumature più o meno armoniche.

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