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(N)FAQ: Not Frequently Asked Questions
… sugli psicologi
Con la Dottoressa Simona Turchetti sfatiamo l'aurea di pregiudizi, magia e misticismo che aleggiano intorno alla figura dello psicologo

Intorno alla mia professione ancora aleggia un’aurea di pregiudizi, magia e misticismo. La psicologa viene percepita come una creatura mitologica, aliena, lontana da ogni umana fragilità o vulnerabilità. Una creatura da cui siamo affascinati e incuriositi, ma a volte anche spaventati. Per questo motivo ho chiesto ad alcune persone quali fossero le domande che non hanno mai fatto, ma che hanno sempre voluto fare agli psicologi. E alle quali ho provato a dare una risposta.

Perché non mi posso sdraiare sul lettino come nei film?
Non è molto comune che gli psicologi abbiano il lettino, o chaise-longue, come si vede spesso nelle serie tv o nei film, in cui sdraiarsi comodamente. Si tratta di un’immagine che molti hanno in mente e che può sorprendervi la prima volta che vi recate dalla psicologa. La struttura del setting può cambiare in base all’approccio e alla formazione della professionista, quindi potreste trovare diversi arredamenti e disposizioni.
Devo per forza fare quello che mi dice la psicologa?
In realtà, di solito, la psicologa non vi dice che cosa “dovete” fare, ma vi accompagna nel capire cosa “volete” fare. Vi aiuta a conquistare consapevolezza, senza condizionare le vostre vite. Lascia a voi il timone del cambiamento.
Posso mentire al mio psicologo?
Certamente, ma la verità è che non servirà a molto. A rimetterci siete unicamente voi. Praticamente pagate una professionista per mentire a lei e a voi stessi, quando basterebbe fermarsi e pensare al paradosso di questa situazione per capire molte cose su se stessi, sui propri meccanismi di difesa e sul bisogno di aiuto che ci si auto nega. Mentire durante il percorso, quindi, servirà soltanto a rallentare i tempi e ad aumentare costi e fatica, sicuri convenga?

Perché la psicologa non mi parla della sua vita privata?
Non sentitevi strani se durante il vostro appuntamento si parla solo di voi, è proprio questo lo scopo!
L’obiettivo di un percorso è concentrarsi sulla vostra vita, non su quella della professionista.
In alcuni casi la psicologa può dirvi qualcosa di personale, raccontare esperienze o condividere con voi eventi di vita. Se lo fa è perché vuole farlo o vuole farvi capire qualcosa, magari umanizzando e normalizzando determinati vissuti di vita.
Posso diventare amica della mia psicologa?
Si tratta di una fantasia di molte persone che vanno dalla psicologa. Tuttavia, uno dei doveri e degli obblighi della professionista è proprio quello di evitare qualsiasi altro tipo di relazione (commerciale, di amicizia o d’amore) con i suoi pazienti. Questo non significa che non potete avere una buona intesa: è proprio di quest’ultima che avete bisogno per un percorso efficace.
Gli psicologi hanno dei problemi?
Gli psicologi sono persone in carne e ossa esattamente come voi, sono umani, appartengono al vostro stesso pianeta, hanno paure e desideri, pregi e difetti, due mani e due occhi. Quindi sì, come tutti anche le nostre vite attraversano momenti bui e difficoltà.

La psicologa viene percepita come una creatura mitologica, aliena, lontana da ogni umana fragilità o vulnerabilità. Una creatura da cui siamo affascinati e incuriositi, ma a volte anche spaventati...

Gli psicologi sono tutti matti?
Certo ci sono numerosi motivi che possono spingere una persona a intraprendere questa professione, motivi che attingono quasi sempre a esperienze di vita, non diversamente dai motivi che spingono altre persone a diventare medici, attori, avvocati, gelatai e così via. Alcune di queste persone possono essere spinte verso questo tipo di professione per voler risolvere, capire, conoscere alcuni nodi personali, ma questo non li rende professionisti meno bravi. Che poi, in fondo, ci spaventa o ci rassicura che la persona che abbiamo davanti, questa Signora Psicologa, sia vulnerabile alla sofferenza, proprio come tutti noi? Che sappia cosa vuol dire? Che non lo abbia solo letto sui libri?
Gli psicologi si arrabbiano mai?
Gli psicologi non sono dei robot senza emozioni o sentimenti, il fatto di aver studiato e di praticare la professione non ci rende immuni alle emozioni base, quindi sì, ci arrabbiamo, possiamo trattare male o essere brutalmente schietti e veritieri. Perché siamo umani. Così come il medico che conosce gli effetti del fumo, ma fuma lo stesso, anche la psicologa conosce gli strumenti e le tecniche per il controllo delle emozioni, ma non è detto che voglia usarli anche nella vita privata, altrimenti la sua vita consisterebbe nell’interagire solo con “pazienti” e sentirsi sempre “al lavoro”. Non c’è frase che mi infastidisce di più del “ma tu sei una psicologa!”, come se non fosse concesso essere altro.

Gli psicologi vanno mai dallo psicologo?
Certamente. Così come i dottori non sono immuni dalle malattie, i dentisti dalle carie o gli avvocati dalle denunce, anche gli psicologi possono aver bisogno di una professionista che li ascolti e li consigli.
Anzi, è una pratica sempre auspicabile dato che la psicologa, per prima, deve aver consapevolezza delle proprie zone di luce e di ombra, delle proprie forze e debolezze, dei propri concetti e pregiudizi in quanto essere umano.
Perché gli incontri durano un’ora?
L’attenzione attiva e selettiva che vi dedica la professionista durante l’incontro ha una durata fisiologica che oscilla tra i 40 e i 55 minuti. L’essere umano è in grado di concentrarsi efficacemente solamente per un periodo di tempo ristretto, ecco perché gli incontri tendenzialmente hanno quella durata.
Come fate a ricordare tutto di ogni vostr* paziente?
L’ascolto attivo e l’attenzione, cioè ascoltare con concentrazione e senza distrazioni, aiutano la mente della professionista a selezionare automaticamente e a ricordare gli elementi più salienti di un colloquio.
Ma a volte questo può non bastare e allora ogni professionista ha pratiche e strategie che più la aiutano a memorizzare e a tener traccia delle varie informazioni importanti.
Come fa lo psicologo a non portare su di sé il carico emotivo dei pazienti?
La professionista dovrebbe saper equilibrare il giusto compromesso tra empatia e impotenza, vicinanza e distacco, che permettono di restare neutri e non giudicanti, di non generare aspettative e pretese dannose e schiaccianti verso le persone che si affidano a lei.
Come può avere il professionista sempre le parole giuste da dire?
La parola costituisce un potente mezzo a disposizione dell’essere umano, e, in qualsiasi ambito venga utilizzata, sia esso la politica, i media, la letteratura, la musica o la psicologia, muove significati, emozioni e consapevolezze. Può avere il potere di ferire e il potere di lenire, dipende come la si usa.
La professionista, attraverso l’uso della parola, si prende cura della persona che ha davanti e la aiuta a narrare sé stessa in un modo nuovo.

Ecco, dunque, alcune domande che ho ricevuto e a cui ho provato a dare una risposta, nella speranza di poter soffiar via un po’ di quel fumo che circonda (e perseguita) la figura della psicologa, così che possa essere vista per come è realmente. Perché siamo tutti umani.

Dott.ssa Simona Turchetti
Tel. 333 3369533
Psicologa con formazione Sistemico-Relazionale e metodo Emdr

Puoi trovare i miei articoli  su www.dottoressasimonaturchetti.it o sui miei canali social

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