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Davide + Elisabetta = Caterina
Non tutti i mali vengono per nuocere, poiché il lockdown nei primi mesi del 2020 ha regalato alla scena musicale italiana i Caterina

Non tutti i mali vengono per nuocere, poiché il lockdown nei primi mesi del 2020 ha regalato alla scena musicale italiana i Caterina, una band di grande valore che si rifà sensibilmente a gruppi storici come Pixies, Slowdive, Breeders e molti altri. Ho avuto il piacere di intervistare Elisabetta C. Marini, visual artist aretina, nonché chitarrista e Davide Bartolomei, sound artist bolognese e chitarrista.
Parliamo un pò delle origini della band…
«I Caterina nascono dal nostro incontro nel 2019, a cui sono seguite molte serate estive passate insieme ad ascoltare e parlare di musica, scoprendo nel tempo che i nostri interessi in comune sono vari, nonostante siamo due persone fondamentalmente differenti. Successivamente, il lockdown ha reso questo progetto ancora più intimo, complice anche il fatto di essere coinquilini: non c’erano limiti di orario per trovare idee o comporre. Ciò che è avvenuto, è stata una comunione di intenti tra un musicista tecnico ed una musicista grezza che ad un certo punto si sono ritrovati nuovamente adolescenti, riuscendo ad unire competenza e sentimento. Quest’esperienza ci ha permesso di crescere, valorizzando e scoprendo lati sopiti della nostra personalità tramite un continuo scambio reciproco.»
Come sono state realizzate le tracce audio che avete rilasciato e perché avete scelto di pubblicarle singolarmente senza raccoglierle in un disco?
«I brani sono stati registrati interamente a casa, tramite una semplice scheda audio a due canali e due casse da 50W, quindi possiamo dire con mezzi di fortuna. C’è stato un periodo in cui abbiamo provato a registrare con un amplificatore, ma il fatto di abitare in un condominio ed il suono piuttosto pastoso, hanno escluso velocemente quell’opzione. Anche se siamo soddisfatti del risultato, è sempre preferibile andare in uno studio per poter registrare in maniera giusta. Per quanto riguarda la scelta di pubblicazione, ci siamo posti a priori una serie di domande: noi abbiamo dato vita ad un progetto in casa che riteniamo valido e su cui abbiamo messo tutto il nostro tempo ed il nostro cuore, ma come possiamo veicolarlo al pubblico in maniera giusta? Ha senso realizzare un album se ancora non abbiamo effettivamente un pubblico che ci segue? Alla fine abbiamo scelto di far uscire tracce singole a distanza di tempo l’una dall’altra e al contempo, ci facevamo conoscere tramite i social. Anche la nostra partecipazione al Rock Contest di Controradio, è servita sicuramente a darci visibilità. In totale abbiamo scritto più di trenta brani, ma solo alcuni sono stati pubblicati.»

C’è quindi l’intenzione futura di fare un album? Conterrà le tracce già realizzate, o sarà qualcosa di nuovo?
«Per ora vogliamo lavorare al meglio sui pezzi esistenti, ma l’intenzione di produrre un disco in futuro, c’è. Alcune delle vecchie tracce ci saranno sicuramente e saranno riproposte in una versione studio, mentre altre verranno meno per problemi di scaletta o perché semplicemente scalzate dai nuovi brani in cantiere che consideriamo più validi.»
Di cosa parlano i vostri testi?
«Quando scriviamo dei testi, cerchiamo di esprimere tutta la nostra umanità attraverso stralci di vita quotidiana, pensieri, riflessioni, coscienza, paure: ad esempio Power Days parla di ciò che le persone si aspettano da te e di quanto tu invece vuoi affrontare la vita in maniera non impostata, facendo nascere così delle lotte interiori; invece Catlinite racconta l’anno che Elisabetta ha passato a lavorare in un museo di geologia, della pietra rossa sacra ai popoli nativi americani (appunto la catlinite) con la quale fabbricavano le loro pipe e l’atmosfera che ha ispirato questa ricerca spirituale.»
Come vi siete inseriti nella scena musicale italiana e quale è stata la sua risposta? Vi state preparando ad un futuro debutto in live?
«Nella nostra piccola esperienza personale di questi ultimi anni, la scena underground è sicuramente la più viva e la più divertente. Noi, come genere musicale e per la scelta della lingua inglese, siamo piuttosto limitati nel nostro Paese e più adatti magari, alla scena estera, ma è una cosa su cui abbiamo riflettuto molto. Nonostante il dubbio su quale lingua utilizzare, alla fine ci siamo fatti guidare dal sentimento e non ce ne pentiamo. Siamo tutt’ora sorpresi e soddisfatti della reazione del pubblico.
Riguardo ai live, come abbiamo già accennato, ci stiamo focalizzando interamente sul materiale già esistente per prepararci proprio ad un’eventualità simile ed abbiamo oltretutto aggiunto Fabio Errico alla batteria e Davide Mendez, temporaneamente al basso. Siamo giustamente un po’ spaventati, perché passare da una formazione a due persone, ad una da quattro, porta inevitabilmente ad un cambiamento di svariate dinamiche interne, ma siamo certi che con il tempo e con l’impegno da parte di tutti, potremo migliorare.»

di LORENZO STIATTI

IG: @caterina_band
YT: Caterina _band

Lorenzo Stiatti
LORENZO STIATTI

Chitarrista e cantautore, principalmente legato da un amore indissolubile alla musica punk e a tutte le sue derivazioni. Lettore accanito sin dall’infanzia e scrittore al giorno d’oggi.

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