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Solid Groove Club: torna l'All-Dayer
Il 30 novembre torna l’All-Dayer organizzato da Solid Groove Club: dalle 16 a mezzanotte al Teatro Virginian

Il 30 novembre torna Solid Groove al Teatro Virginian, ospite speciale la dj londinese Jawa Jones

Il 30 novembre torna l’All-Dayer organizzato da Solid Groove Club: dalle 16 a mezzanotte al Teatro Virginian, una giornata di cultura musicale incentrata sulla proposta estetica degli anni 60-70 e sulla ricerca di brani oscuri e danzerecci suonati esclusivamente su vinile originale.

Ospite speciale di questa edizione sarà Jawa Jones, DJ Londinese di origini indonesiane per la prima volta in città. Jawa sarà affiancata in consolle non solo dai fondatori del progetto Solid Groove, Elena Annibali e Andrea Panozzi, ma anche dalla nota crew locale, maestri del rocksteady a 45 giri, Rat Race Crew e da altri Dj “da fuori”: Luigi Slim Fiore di Dance with the Devil (Roma) e Federico Fabiani della Bologna Calibro 7 Pollici.

Solid Groove All-Dayer sarà quindi un’occasione unica per conoscere e ballare musica incredibile su supporto analogico: soul, RnB, funk, psych, latin e giamaicano, beat e molto altro!
Ma non solo: lo spazio del Teatro Virginian si trasformerà ospitando, oltre ai giradischi, anche banchini dedicati all’abbigliamento e arredo vintage, dischi e – ovviamente – cocktail bar e panineria.

Si tratta della terza edizione di questo mini-festival a ingresso limitato, dedicato alle sonorità degli Anni 60 e 70, definibile in parte ma certo non racchiudibile con l’etichetta MOD. Partendo dalla propria estetica e cultura musicale di riferimento, infatti, Solid Groove si apre alle contaminazioni e regala alla città ogni anno ospiti internazionali e balli sfrenati.

Le prime due edizioni, entrambe sold out prima ancora dell’apertura delle porte del teatro, hanno visto arrivare per la prima volta ad Arezzo Will Em da Bristol nel 2022 e Anna Goldthorp da Glasgow nel 2023.

Partner di questa edizione (in aggiornamento) tante realtà aretine note per la qualità della loro offerta: Bar Mengo 2.0, La Botteghina di Gragnone, Punto Moto, Wow Vintage Shop, Habitus Vintage.

WEARE è Media Partener della manifestazione e dalla redazione non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di fare quattro chiacchiere con gli organizzatori per scoprire tutto del backstage del mini festival che ormai da tre anni arricchisce la scena musicale aretina.

Ci hanno raccontato che Solid Groove Club nasce ufficialmente 10 anni fa riunendo Elena Annibali e Andrea Panozzi. Elena proveniva da Radio Wave International, la famosa Radio di Arezzo Wave in FM, che sui 98.5 e 106.1 si inseriva nel network di Radio Popolare. Andrea, invece, era un giovanissimo collezionista prodigio della scena Mod europea. In comune avevano una precisa opinione estetica, incentrata sulla continua ricerca delle sonorità afroamericane e italiane degli anni ’60 e ’70, che per loro avevano molto da condividere: vibrazioni, visione, pulsioni. Ovviamente, nel corso degli ultimi 10 anni i due sono cresciuti, sia insieme che per strade parallele, con progetti musicali diversi, nuove avventure e ricerche, e con inviti in tutta Italia ed Europa: da Manchester a Barcellona, da Berlino a Graz, passando per Roma e Milano.

Tre anni fa, Elena e Andrea decidono di portare qualcosa di più grande anche nella loro città di origine: insomma, basta aperitivi e sonorizzazioni. Perché in tutto il resto dello stivale e all’estero dovevano mettere dischi in realtà più grandi, mentre nella loro città no?
Quindi, ecco che nasce il Solid Groove All-dayer, che in sostanza è una giornata (all-dayer = tutto il giorno, riprendendo un format molto caro agli anglosassoni) di musica su vinile con un ospite internazionale.

La location prescelta è il Teatro Virginian perché, non solo è in pieno centro storico, ma ha anche un certo appeal retrò per i tanti Millennials che lì hanno passato decine di feste durante gli anni del liceo. Infine, la chicca: l’architettura interna del teatro richiama proprio l’architettura di uno tra i più famosi locali dell’epoca e dell’estetica che fa parte dell’immaginario dei due del Groove Solido: le balconate, le quinte… Il Teatro Virginian sembra proprio un Wigan Casino in miniatura!

Ma perché Arezzo aveva bisogno di un evento come questo?
«Nel corso degli anni ’90 Arezzo ha vissuto un periodo florido per la scena Mod, finendo insieme a Torino e Teramo come uno degli epicentri della scena italiana, citata anche su Wikipedia. Ci piace pensare, però, che la storia del modernismo aretino sia iniziata ben prima. È un racconto che va da Gaio Clinio Mecenate, importante protettore artistico vissuto negli anni Sessanta prima di Cristo, ad Arezzo Wave Love Festival, uno dei più grandi festival europei indipendenti del Dopocristo anni Novanta. Ad Arezzo, Guido Monaco inventò il pentagramma moderno (c.1013 a.C.) e Assuero Verdelli pubblicò diverse produzioni librarie di nicchia (c.1969 d.C.). Seppur lontano dai circuiti di massa, Solid Groove Club è da quasi dieci anni un punto fermo in città, un “Club” che ha costruito un’estetica esclusiva abbracciando sonorità trasversali alle epoche d’oro.»

Fateci un identikit degli organizzatori…
«Oltre ad Elena e Andrea, dei quali abbiamo parlato sopra, fanno ormai parte stabile dell’organizzazione tanti appassionati di musica ed eventi aretini. Mengo2.0, Rat Race Crew… Crediamo che in realtà medio-piccole come Arezzo sia fondamentale la condivisione e l’unione delle forze. Da soli non si fa nulla, insieme siamo più forti, più belli e ci si diverte di più.»

News di questa edizione? 
«Per questa edizione oltre ai classici banchini, ci sarà da mangiare. Quindi vietato andare fuori a cena! La Botteghina di Gragnone infatti farà rifocillare tutti i ballerini.»

Come selezionate e reperite gli artisti che si esibiscono?
«Cerchiamo collezionisti come noi, appassionati degli Anni ’60 e ’70 che suonano esclusivamente vinili originali, cioè prime stampe, e che fanno della ricerca il proprio punto di forza: no quindi a brani scontati o conosciuti, sì alle proposte rare, oscure e, ovviamente, a quei dischi che ti fanno immediatamente dire “C***O, devo andare in pista a ballarlo!”.
Devono essere persone che non hanno mai suonato ad Arezzo, che magari verranno per la prima volta in Toscana o – perché no – anche in Italia. Vogliamo mantenere una certa esclusività.
L’altra grande caratteristica che hanno i nostri ospiti è la voglia di condividere le proprie collezioni, di aprire la propria valigetta e dire “Sentite qua cosa ho trovato!
Inoltre, e questo ci teniamo a dirlo perché non è scontato come potrebbe apparire, nelle ultime due edizioni abbiamo fortemente voluto due DJ donne. Ci tenevamo a portare in città delle professioniste.»

Perché “vinile è bello”?
«Il vinile è un’opera d’arte completa. La musica è incisa su un supporto analogico, la puoi toccare, guardare, sentirne l’odore; è confezionata in una veste grafica spesso di alto design e – quindi, al suono “fisico” – si aggiungono le arti visive. In un modo dematerializzato, fatto di emozioni brevi e fuggevoli, il vinile è un pezzettino di arte (e amore) tangibile e irripetibile (escluso ristampe, eheh): un vinile è per sempre.

Oltre alla componente fisica, la ricerca di musica su vinile riporta anche ad un approccio diverso e più consapevole al consumo di musica e quindi di arte. Oggi, a causa della bulimia informativa, tutti ascoltano tutto, tutti pensano di poter avere (e ascoltare) tutto e subito. Senza approfondire. Alla domanda “Che musica ti piace?” dobbiamo ricevere la triste risposta “Un po’ di tutto”. Il dj medio diventa un juke box da matrimonio: scarica migliaia di brani, se li mette in una penna USB e via, si va a “suonare”, pronti a rispondere a qualsiasi richiesta! Gli algoritmi ci suggeriscono brani di default e noi nemmeno ci preoccupiamo di scoprire chi è quell’artista, che storia c’è dietro, e magari il brano finisce nel dimenticatoio prima ancora di averlo correttamente gustato.

Insomma, un vero disastro per lo sviluppo di una cultura approfondita e di sottoculture… figuriamoci! Con il vinile è tutto il contrario: la ricerca di nuovi brani è fisica, faticosa, attenta. Si va per mercatini (ma anche on line) con un approccio quasi scientifico. Ci si chiede: che roba è? Come suona? Chi l’ha prodotto? Piacerà alla dancefloor? Quanto costa? Dove posso trovarlo e a che prezzo (fisico ed economico)? A volte per avere un vinile desiderato si aspettano anni, senza poterlo suonare in pubblico, perché non lo si ha fisicamente. Tutta un’altra storia quindi anche per i dj, che tornano ad essere selezionatori attivi, non conto terzi.

E il pubblico di serate come Solid Groove è un pubblico ricettivo, non un ascoltatore passivo o peggio ancora un “animale da richiesta”. Chi ascolta DJ set su vinile originale ha voglia di scoprire qualcosa di nuovo, di provare passioni, amori veri, di ballare finalmente qualcosa che non ha mai sentito prima e poi cercarlo disperatamente per ascoltarlo di nuovo, almeno una volta, per essere parte di qualcosa di unico, di condividere un magico segreto.»

Credits photos Si Jubb Carruthers
IG: @solidgrooveclub

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