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Tommaso Ristori, in arte
P A S S E D, che proprio a novembre, ha rilasciato il suo secondo album intitolato Communion

Il 2020 è stato un anno difficile anche per l’ambiente musicale, ma nonostante questo, molti artisti hanno deciso comunque di far uscire i propri lavori. Tra di loro vi è Tommaso Ristori, in arte
P A S S E D, che proprio a novembre, ha rilasciato il suo secondo album intitolato Communion.
Come nasce P A S S E D?
«Il progetto si è formato nella mia testa nel 2015 e alla fine è stato un processo che mi ha portato ad esplorare ambienti musicali a me poco familiari. Sentivo il bisogno dell’esperienza della ricerca e della sperimentazione, di focalizzarmi su quest’istinto senza avere la lungimiranza di produrre un disco, difatti il primo album Illuminant // Glory è nato fondamentalmente come una performance dal vivo.
Illuminant // Glory sembra una traccia unica molto lunga ed intensa. Ho percepito nella prima parte una forte componente tribale e rituale, ma anche occulta, oscura e mistica, che si contrappone nella seconda parte ad una sensazione di vuoto cosmico e luce. La dualità è presente sia dal lato tecnico che del concept perchè in realtà sono due tracce molto legate tra loro che in certi momenti si rivelano essere nemesi l’una dell’altra. Nella mia testa le ho sempre viste simili ad un “rituale”, un qualcosa che attraverso la musica comunicasse una sensazione di morte e rinascita. Questo era il risultato di ciò che provavo artisticamente al tempo, lasciandomi alle spalle la musica che in passato mi aveva dato tanto, ma che in quel momento della mia vita non reputavo più interessante. È stata una sorta di terapia volta ad uscire da un periodo di stallo, riversata ed impressa successivamente in un disco. Diciamo che ho voluto utilizzare un linguaggio differente dalle parole per poter esprimere i miei pensieri e le mie emozioni.»
I tamburi sono meravigliosamente presenti.
«Il tamburo nella storia, più specificamente nelle religioni, nei culti e nei rituali, è uno strumento che assieme alla voce si lega molto bene al concetto della meditazione, della preghiera, dell’ipnosi e dello smarrirsi dentro se stessi. Credo che ai giorni nostri questo strumento non abbia più quel significato e quel potere, ma rimane comunque un ottimo tramite: possiede infatti delle frequenze molto “fisiche” che per me sono state fondamentali nella creazione di queste tracce e rappresenta proprio l’equilibrio che cerco tra fisico e mentale/psichedelico. Per fare un esempio più concreto, ritengo che le tracce dei Sunn O))) siano ciò che più si avvicina al mio pensiero.»
A distanza di quattro anni dal tuo primo lavoro, adesso sei tornato con Communion. Parlaci della tua ultima produzione.
«Dal momento in cui ho preso la decisione di creare qualcosa di nuovo, ho scelto di abbandonare in parte la componente percussiva per poter esplorare meglio quella ambient fatta coi sintetizzatori e sicuramente, questo nuovo lavoro è irreplicabile dal vivo rispetto a Illuminant // Glory.Le tematiche ed il mood sono piuttosto simili al precedente disco, poichè sono sempre legate al misticismo religioso ed al rapporto dell’uomo con i culti. A livello di composizione, sono sei pezzi che nascono da una serie di jam session affinate e limate grazie ad un lavoro minimalista. Ognuno di questi “capitoli” presenta tre sezioni, con una voce narrante, un coro con dei tamburi ed infine la parte strumentale vera e propria che si ripetono in un pattern identico. Inizialmente non mi rendevo conto di quello che stavo facendo, impegnato com’ero nel processo di creazione, poi ad un certo punto, ho messo assieme tutti questi frammenti come si fa con un puzzle ed è nato Communion. Mi è stato fatto notare in seguito, che i primi cinque minuti del disco assomigliano al finale di Illuminant // Glory, dando l’impressione di una continuità e sinceramente non me ne ero minimamente accorto!»

Com’è stata l’esperienza di P A S S E D nella scena musicale nostrana e non?
«Per quanto riguarda l’estero, a parte un concerto a Berlino, non c’è stato molto di più, quindi parlerei più della scena italiana che per me non ha nulla da invidiare alle altre, anzi, mi sento molto fortunato a farne parte. L’esordio con Illuminant // Glory è stato ottimo, ed è avvenuto anche grazie alla collaborazione tra le etichette musicali fondamentali: Boring Machines, che ho sempre seguito molto e da cui ho acquistato molte produzioni e Non Piangere Dischi, la quale si è occupata della produzione delle cassette. Per quanto riguarda l’esperienza dal vivo, ho sempre avuto la grande fortuna di suonare nelle situazioni più giuste per me e di conoscere artisti e persone incredibili da cui sono nati anche legami molto forti. Condividere un momento live con altre persone mi ha fatto sentire parte di qualcosa e di questo sono davvero felice. Posso infine dire che Communion è anche la somma di questi legami ed esperienze passate, in cui hanno creduto e partecipato soprattutto Nàresh Ran e la sua etichetta Dio Drone e Giuseppe di Modern Bon.»

di LORENZO STIATTI

IG: @passed_through

Lorenzo Stiatti
LORENZO STIATTI

Chitarrista e cantautore, principalmente legato da un amore indissolubile alla musica punk e a tutte le sue derivazioni. Lettore accanito sin dall’infanzia e scrittore al giorno d’oggi.

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