Scroll Top

Overtourism? No, grazie!

Ci sono novità importanti per il campus Unisi di Arezzo; sarà attivato il corso triennale in “Patrimonio culturale, territorio, turismo sostenibile”

Ci sono novità importanti per il campus Unisi di Arezzo, parte di una strategia di valorizzazione intrapresa dall’Ateneo. Oltre a una nuova magistrale in scienze giuridiche del lavoro e della sicurezza, dall’anno accademico 2025-2026 sarà attivato il corso triennale in “Patrimonio culturale, territorio, turismo sostenibile”, pensato proprio per il territorio aretino.
Ne abbiamo parlato con Fabio De Ninno, rappresentante dell’orientamento del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni culturali dell’Università di Siena.
Questo corso è frutto di una riflessione con le istituzioni locali, gli enti economici e le parti sociali. Nel corso di una riunione con l’Università sono state raccolte le opinioni dei diversi rappresentanti: per esempio la Confcommercio di Arezzo ha spiegato l’importanza di far coincidere la preparazione culturale negli enti turistici con un turismo in chiave sostenibile.
Si è parlato del problema dell’overtourism, detto anche iperturismo o sovraffollamento turistico, che sta investendo un po’ tutta Italia.
«Questa dimensione a cui il turismo tende oggi significa che il bene culturale diventa uno strumento sfruttato dal punto di vista quantitativo. In un certo senso è la logica del “pochi, maledetti e subito”. Lo vediamo anche in alcune città toscane più piccole – Siena, la stessa Arezzo – dove le persone che vengono in visita stanno poco, guardano le attrazioni più famose e mangiano qualche piatto – magari spacciato per – tipico. E se ne vanno subito. Questo crea una serie di conseguenze: per esempio la moltiplicazione di attività commerciali o ristorative non legate a un’offerta di qualità, o l’esplosione degli affitti brevi con connessi problemi di alloggio per i residenti. Per quanto mi è dato sapere questo fenomeno ad Arezzo non è ancora così diffuso, ma c’è il rischio. Il nuovo corso di laurea vuole portare alla proposta di modelli di turismo diversi da questo, attraverso una logica di sostenibilità. Anche perché il turismo “mordi e fuggi” prima o poi si esaurisce.»

Che cosa vuol dire “sostenibile” in questo contesto?
«Un patrimonio culturale sostenibile è un patrimonio che coniuga la capacità di sfruttamento con quelle di conservazione. Bisogna formare persone che abbiano un tronco di formazione radicata nello studio dei beni culturali in senso tradizionale, quindi competenze allargate in storia, archivistica, architettura del paesaggio… e la dimensione della storia dell’arte ovviamente in questo territorio è fondamentale. Arricchendole però in senso multidisciplinare. L’identità che un territorio comunica all’esterno, molto spesso, è il risultato del fatto che coloro che dovrebbero esserne i principali attori si lasciano “trascinare” da una narrazione esterna; per creare una contro narrazione non basta la consapevolezza, bisogna fare massa critica. Non è banale saper fare del marketing in una società in cui il marketing cambia molto velocemente a causa dei nuovi media. Mi sembra un segnale importante che le parti sociali abbiano manifestato il desiderio di lavorare su questo, si creano così delle energie positive.»
Che cosa offre il percorso di studi?
«Si tratta di un percorso estremamente flessibile, che non vuol dire vaghezza ma personalizzazione: il corso è pensato per chi cerca una forte professionalizzazione, ma apre la strada a molte possibilità. Si va dalle competenze di base, dal punto di vista della conoscenza del bene, a quelle specialistiche che servono all’operatore del turismo; lo studio delle lingue, che può essere molto ampio e poi nozioni che vanno dalla legislazione al management. Un esame specifico è incentrato sui social media, perché una delle cause dell’iperturismo è l’impatto degli influencer: sappiamo per esempio che c’è una mappa dei “luoghi più Instagrammabili” che vede la Toscana ai primi posti. E infine c’è anche una forte caratterizzazione di relazione con gli operatori, perché il percorso prevede la possibilità di fare dei tirocini.
E quindi c’è una doppia possibilità: la prima è di affacciarsi velocemente alla dimensione del lavoro con uno sbocco nel privato, facendo comprendere ai ragazzi come si sta dentro a un’impresa che fa turismo. Ma il corso apre anche la possibilità di andare alle magistrali, utili per esempio per operare nelle dimensioni delle istituzioni pubbliche – molte si possono fare sia a Siena che ad Arezzo e c’è anche la teledidattica per i corsi che sono basati a Siena.»

di VIVIANA RIZZETTO

IG: @unisienaarezzo
orientarsi.unisi.it

Viviana Rizzetto
VIVIANA RIZZETTO

La valigia è diventata fondamentale da quand’ero bambina, così la mente l’ha seguita. Teinomane, nictofila, multitasker; un po’ nerd. La laurea in lettere l’ho presa perché credo che la letteratura e la scrittura siano le cose più fighe che l’umanità abbia inventato.

Related Posts