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Oltre le porte della percezione
Jacopo Bille. Professione fotografo!

Ciao chi sei? cosa fai?
Sono Jacopo, professione fotografo…
Ehm… Stop. Rewind. Play. Se c’è una cosa di cui Jacopo Bille è sicuro è che non avrebbe mai voluto fare un lavoro che lo avrebbe tenuto inchiodato ad una sedia; la monotonia lo terrorizza. Qualcosa sempre di diverso, stimolante e, perché no, anche divertente.
C’è stato un periodo in cui Jacopo per divertimento scattava foto agli amici, rendendosi sempre più conto che il soggetto che preferiva in assoluto per le sue fotografie erano le persone, da ogni tipo di angolazione. È in quel momento che è scattato in lui qualcosa di magico, che lo ha fatto sentire completamente catturato dal fascino della macchina fotografica.
Detesta la monotonia e si pone con le persone “empaticamente”, virtù che gli permette di creare sempre dinamiche diverse e conoscenze nuove. L’essere creativo è qualcosa da cui Jacopo è stato sempre inconsciamente attratto: “Non ci ho mai riflettuto, è solo qualcosa che faccio e basta!
Le sue fotografie sono immagini piuttosto essenziali, senza troppe sovrastrutture e con elementi di contrasto che possano spiccare e dare più carattere. Atmosfere pulite e fresche, che rendono la sua arte estremamente cool e moderna, mai confusionaria.
Jacopo ci spiega di non saper ben definire il suo stile: “Una volta avevo una band e sinceramente non so bene che stile avevamo, noi dicevamo di essere Alternative, è così che vedo le mie fotografie.” Ma è certo di una cosa: le sue fotografie hanno il bisogno di trasmettere uno stile senza tempo, ma energetico. “Penso che ogni foto straordinaria abbia un elemento di novità. Ogni fotografo, ogni artista, ha compiuto un proprio percorso che lo ha portato ad essere la persona che è. Tutto per me è cominciato dal bisogno di riempire quegli spazi vuoti, sentivo il bisogno di creare la mia arte, il mio mondo”. Ciò che lo circonda è la sua più grande fonte di ispirazione? Si, ma anche la musica, il cinema e la naturalezza delle pose delle persone. “Sono un grande osservatore, estremamente curioso. Ci sono persone timide, io sono curioso. E penso che la curiosità caratterizzi il mio lavoro, perché voglio esplorare. Mi immedesimo spesso in un reporter.
Jacopo scatta fotografie di vita quotidiana in continuazione, e si sente a suo agio nel mondo dell’ultrarealistico. Spesso non segue una narrazione lineare. Il fatto che gli si dica cosa deve e non deve fare non è nelle sue corde, preferisce entrare in sintonia con il progetto stesso e seguire il suo istinto.
Vivo l’ispirazione prevalentemente come un moto istintivo, che cerco di stimolare guardandomi intorno e attingendo, inevitabilmente, alla mia formazione, umana e culturale.
Scattare, lasciare a chi guarda lo spazio di scegliere e decidere, è per Jacopo una forma di rispetto sia verso lo spettatore che verso il soggetto della foto. Jacopo nei suoi lavori presenta l’essenziale, o meglio, presenta soltanto ciò che si può presentare e che non ha bisogno di essere spiegato. Sperimentare, verificare, intorno a sé e in sé stesso, la doppia faccia di tutto: luce-tenebre, gioia-dolore, acqua-fuoco. Ricerca e cerca di svelare attraverso l’obiettivo delle analogiche le sue più particolari ossessioni. Le fotografie non più un fermo immagini, ma vita modulata dai sensi coinvolti. Un grido che delimita i sogni più autentici.  Le sue fotografie hanno la freschezza e la qualità di un obiettivo abituato a girare e fotografare gli angoli più nascosti. Un segno identitario, un’inclinazione naturale per le bellezze del mondo, e in particolar modo per quei luoghi nascosti di Arezzo.

Una rosa è una rosa e solo una rosa. Ma queste gambe di sedia sono gambe di sedia e sono anche San Michele e tutti gli angeli”. Diceva Aldous Huxley ne Le porte della percezione. L’infinito è ovunque e l’uomo è troppo occupato per fermarsi un attimo e riconoscerlo. Ogni individuo è una variabile, una possibilità. Come Huxley anche Jacopo osserva il mondo attraverso l’obiettivo con una totale e travolgente meraviglia. Qualsiasi oggetto, anche il più banale, suscita in lui un particolare stupore. Cosa ne pensi del format di Instagram?
«È la droga per una società ossessionata dalla celebrità, tutto si misura in numeri e popolarità, questo uccide e allo stesso tempo crea idee di qualità. La mia pagina Instagram mi permette di fare ciò che desidero. Una vetrina che mi ha messo in contatto diretto con fotografi, modelli e artisti importanti. In un settore competitivo come quello della fotografia, scattare, creare e sviluppare richiedere molto tempo e dedizione. Alla base della mia filosofia c’è la convinzione in quello che faccio. Il mezzo della diffusione della fotografia è ormai diverso rispetto a qualche decennio fa. Adesso il linguaggio fotografico si può sviluppare anche attraverso contaminazioni, e non solo attraverso correnti.»
In un mondo pieno di copie è difficile definire l’autenticità. Avere il coraggio come Jacopo di cercare qualcosa di unico all’interno di sé stesso e cercare di mostrarlo con tutte le emozioni che si connettono con gli altri là fuori è qualcosa di spaventosamente meraviglioso. Amante di ambientazioni urbane e della naturalità nella posa e nell’ambientazione, dotato di uno sguardo delicato Jacopo riesce ad esaltare scenari naturali ed eterei.

di VERONICA VALDAMBRINI

Veronica Valdambrini
VERONICA VALDAMBRINI

Stylist, Graphic Designer e Fashion Writer. Fin da quando ne ho ricordo, sono sempre stata attratta da situazioni, stili e differenti tipi di bellezza. Continuamente alla ricerca del nuovo ed alla riscoperta del vecchio, si affiancano a musica Jazz, Portrait Fotografici e cultura giapponese, piaceri e fonti di ispirazione per il mio lavoro e stile di vita.

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