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Arti\giá\nato casentinese
Parliamo del Panno Casentino, il famosissimo ed inconfondibile ricciolo arancio, con la storica azienda Tessilnova di Stia

Oggi andiamo a toccare un “mostro sacro”, una di quelle cose che per i casentinesi è come la Chimera per gli aretini o Dante per Firenze. Parliamo del Panno Casentino, il famosissimo ed inconfondibile ricciolo arancio che porta il nome della nostra terra lontano, avendo vestito personaggi del calibro di Audrey Hepburn o calcando le passerelle di Pierre Cardin, Gucci, Lorenzo Riva e altri…
Benché le vicende del Lanificio di Stia restino oggi soltanto appese a quadri e fotografie o affidate alla memoria dei (pochi) rimasti che ricordano gli anni in cui nella fabbrica lavoravano intere famiglie di casentinesi, c’è chi vuole mantenere viva quella pagina della nostra storia, per far scoprire alle nuove generazioni che cosa ha significato quel ricciolo per il Casentino e la sua gente. Questa è sicuramente una delle missioni che, da anni, Tessilnova porta avanti: “La nostra azienda si trova proprio nel vecchio Lanificio di Stia e mio babbo Gabriele, ha sempre investito in questa struttura e combattuto per tenerla in vita, per mantenere viva la memoria di questo posto. E non parlo solo di soldi, ma anche di speranze, passione, lavoro… Non poteva accettare di essere l’ultimo tessitore di una tradizione che a Stia è già attestata nel 1402; per questo ho raccolto tutto il suo sentimento verso questo posto e ho cercato di tenerlo acceso, provando a farlo percepire in ogni stoffa e capo che qui ancora realizziamo.” Ci ha detto Claudio Grisolini, titolare e vero portatore sano di idee e progetti per rilanciare il panno. È arrivato in azienda nel ’97, affascinato dal mondo della moda e quello che vorrebbe fare adesso è recuperare le lane italiane, in modo da dare vita a prodotti 100% made in Italy: “In realtà mi piacerebbe utilizzare lane provenienti dal Casentino! Ho girato molto il nostro Paese, ho conosciuto i pastori, persone con sogni (e utopie) simili ai miei, gente che crede davvero in quello che fa e ce la mette tutta per creare una materia prima (la lana) di grande qualità… Una qualità che per prima passa dal benessere animale. In Abruzzo dove si pratica la transumanza, le pecore vengono ancora chiamate per nome, lasciate libere di pascolare, alimentate con fiori e erbe; tutto questo nel loro manto si vede e si sente.
In Casentino è stata avviata da poco una Scuola per Pastori, promossa da Rete Appia (Rete Pastorizia Italiana) e DREAM di Pratovecchio, volta proprio a garantire il ricambio generazionale che affligge questa professione. I giovani sono chiamati a fare i pastori, attraversando prima un percorso di studio e formazione sul campo, per fornirli di tutti gli strumenti necessari ad entrare in questo mondo.
Questa è un’iniziativa lodevole che ci fa ben sperare e ci fa intravedere un futuro, non troppo lontano, in cui potremmo pensare di ricreare proprio in Casentino un piccolo branco di pecore; sarebbe una grande cosa, sia per il rilancio del territorio che per evitare, con un’azione concreta, che questo prodotto e la sua storia vadano persi. Pensa che quando era bambino mio babbo, a Papiano solo due allevatori avevano 3.500 capi di bestiame, oggi ce ne saranno circa 7.000 in tutta la vallata. Così come sono rimasto solo io come tessitore, in confronto ai 250 che si contavano un tempo… Le cose cambiano, certamente, ma non voglio arrendermi e stare fermo a guardare!

Claudio come definiresti Tessilnova? E quali sono i vostri prodotti più iconici?
«La parola che credo calzi a pennello per l’azienda è artigiana. Tessilnova è una realtà artigiana, sì, e io mi sento un artigiano… Non ci interessano i grandi numeri, il nostro è un prodotto di nicchia e su questo abbiamo sempre puntato. Come avrai capito la quantità non deve mai andare a discapito della qualità del prodotto; il costo di uno dei nostri cappotti si giustifica con tutto quello che c’è dietro, non parlo solo di materie prime italiane, di lane, che come accennavo vengono da pecore che hanno un nome e da una filiera che rispetta i pastori, pagandoli il giusto prezzo, ma anche per quello che quel cappotto più rappresentare.
Racchiude anni di storia; racchiude mani che hanno mandato telai per decenni; racchiude ricerca, anche quella mia personale, in lungo e in largo per l’Italia, di una lana pregiata, che so da dove viene, che con i miei occhi ho visto prima pascolare e poi ho lavorato per diventare il pezzo iconico che è
un “cappotto Casentino”.
Il cappotto classico, il montgomery, il modello di Audrey e il poncho, sono realizzati con lane italiane; questo perché sono indubbiamente i modelli storici di “panno Casentino”.
Stiamo anche studiando una linea specifica da uomo, urban street, resistente a acqua e vento, utile per andare in moto, ma anche molto cool da sfoggiare in città; è una novità che sveleremo prossimamente!»
Ad Arezzo, in Via Cesalpino, 15, avrete la possibilità di vedere e toccare con mano i prodotti “100% Made in Italy”; in un palazzo di questa tipica via aretina, infatti, è nata Arti\giá\nato, realtà che coinvolge tutte e quattro le vallate aretine e che vuole racchiudere al suo interno un’esposizione di prodotti artigiani della nostra terra; dall’oro, ai cappelli, fino ovviamente al panno Casentino: “Tengo molto a questo spazio che abbiamo aperto con altri artigiani nel cuore di Arezzo perché ci permette di far conoscere ai turisti, ma anche agli aretini, la storia dei nostri prodotti e tutto il lavoro, la passione, la ricerca, la dedizione, che hanno alle spalle… Siamo stati supportati da CNA per la realizzazione di questo spazio; un contributo veramente prezioso. Poi, a poca distanza da Via Cesalpino, si trova anche Marcello Gallorini Cashmere (in Via Cavour, 31), che è il rivenditore autorizzato di Tessilnova in città.

di MELISSA FRULLONI

tessilnova.com
Via Giovanni Sartori, 2/4 – Stia (AR)
FB: Tessilnova Lanificio Di Stia | Arti\giá\nato
IG: @tessilnova_casentino

Melissa Frulloni
MELISSA FRULLONI

Vegetariana militante. Animalista convinta.
Femminista in prova. Cresciuta con il poster di Jim Morrison appeso alla parete.
Romanticamente (troppo) sensibile e amante della musica vintage.
Una laurea in giornalismo, un cane, mille idee e (a giorni alterni) la sensazione di poter fare qualsiasi cosa…

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