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Arte pura e vera
Abbiamo incontrato Giovanna Bianco, pittrice classe 1988, per parlare del suo percorso e della sua arte

Abbiamo incontrato Giovanna Bianco, pittrice classe 1988, per parlare del suo percorso e della sua arte, che – dalle sue parole – abbiamo capito essere pura e vera, proprio come l’anima dalla quale sgorga.
Come è cominciato, e poi proseguito, il tuo percorso?
«Ho iniziato l’Università a Firenze, studiando Moda. Successivamente mi sono spostata a Parigi, dove per circa un anno ho lavorato dipingendo i background delle vetrine. Questo lavoro si è poi allargato su Milano e Barcellona. Da lì ho iniziato a capire che la pittura avrebbe potuto essere la mia espressione. Sono quindi tornata a Firenze, dove ho preso uno Studio e ho iniziato a dipingere, vendendo i miei quadri e facendo la mie prime Mostre Collettive, inserendomi abbastanza velocemente nell’ambiente. Mi sono quindi spostata a Londra e infine sono tornata ad Arezzo, dove ho proseguito con la pittura e le mie prime Mostre Personali, che ho poi esportato anche a Firenze, Parigi, Madrid, Torino.»
Da dove vengono la tua ispirazione e i tuoi soggetti, e come sono cambiati nel tempo?
«L’arte per me è specchio della società: anche nei libri di Storia dell’Arte, questa rappresenta perfettamente il periodo storico. Traggo la mia ispirazione da ciò che sento nel momento. Inizialmente ritraevo spesso contadini e pescatori, perché sentivo di voler approfondire lo studio su questi soggetti – molto lontani da me – per conoscerli, affascinata dal loro mondo. Successivamente ho percepito nella società il problema del razzismo, e quindi mi sono concentrata nel raffigurare i ragazzi stranieri che incontravo per strada, in qualche modo per qualificarli e dar loro importanza attraverso le tele.
Dopo di ché, nel periodo drammatico della pandemia, ho sentito il forte bisogno della bellezza estetica in sé, iniziando a trarre ispirazione dalle sculture classiche. Adesso, anche grazie ai viaggi in bicicletta che faccio nei boschi, mi sono avvicinata molto alla natura e ai colori, sempre mixandoli con la scultura.»

Hai avuto l’opportunità di lavorare anche all’estero; percepisci una differenza di cultura artistica, ma anche di come viene valutata l’arte fuori dall’Italia? E secondo te, cosa si potrebbe fare di più in Italia, in questo senso?
«Ci sono sicuramente delle differenze, in Italia molte persone mi chiedono che lavoro faccio, oltre a dipingere. Da giovane la cosa mi colpiva, adesso mi viene da ridere e da pensare che l’Italia ha perso la cultura artistica per la quale era stata a lungo famosa. Oggi l’arte non è considerata come un mestiere, né come qualcosa di importante; all’estero – a Londra ad esempio – lo Stato offre invece molti benefit, a partire dai luoghi espositivi messi a disposizione degli artisti. In Italia molte persone trovano anche eccessivamente costosi i prezzi delle opere. Forse l’unica cosa da fare potrebbe essere educare le persone in maniera diversa. L’arte è importante, non si può vivere solo di tecnologia o di cose futili, destinate a passare velocemente. Guardare un quadro ti proietta in un’altra dimensione, e anche la fatica che l’artista dedica alla creazione deve essere valutata. Credo che dagli anni ’80 in poi si sia totalmente persa la valutazione artistica a livello collettivo. In termini pratici, poi, anche a livello fiscale e burocratico è difficilissimo per gli artisti andare avanti. Spesso e volentieri le persone non capiscono tutto questo, il che a volte è deprimente. Anche se dopo la pandemia c’è stato un lieve cambiamento secondo me, ho recepito più interesse, più sensibilità verso l’arte. Speriamo di poter continuare in questa direzione.»
Le tue ultime esperienze sono state Parigi e Madrid. Hai piani per il futuro?
«Sono stata contattata da un gallerista di Milano abbastanza importante, vorrei pian piano concentrarmi solo sul mio lavoro, riducendo anche le commissioni. Sto anche cercando residenze artistiche all’estero, situazioni sempre molto stimolanti. Vorrei inoltre fare altre Mostre. Ho imparato con il tempo ad avere un approccio giorno per giorno; ponendomi sì degli obiettivi, ma senza aspettative troppo elevate. Così quando riesci nel tuo intento la soddisfazione è ancora più grande.»

di GEMMA BUI

IG: @giovannabianco.personale

Gemma Bui
GEMMA BUI

Studentessa, musicista, cultrice dell’Arte variamente declinata. Con la scrittura, cerco di colmare la mia timidezza dialogica. Nelle parole incarno la sintesi – e non la semplificazione – della realtà. Credo nella conoscenza come mezzo per l’affermazione di sè e come chiave di lettura dell’esistere umano.

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