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Cambiare Prospettiva
Agnese Andreoni, classe 1993: Per lei la fotografia è un insieme di sensazioni differenti e di processi di diversa natura

Viviamo in un momento storico di perdita di noi stessi e di oblio. E il futuro appartiene a chi ha il coraggio di trasformarsi. Agnese Andreoni, classe 1993, ha intrapreso questa strada già in momenti meno sospetti, inseguendo la sua indole più profonda.
Per lei la fotografia è un insieme di sensazioni differenti e di processi di diversa natura: spesso fotografare nasce dall’esigenza di far vedere il proprio punto di vista, la propria estetica; Agnese ha trovato la sua spinta in una viva curiosità, nata sfogliando libri e riviste che trovava sparsi tra le librerie di casa.
Mi soffermavo a guardare le immagini e mi ponevo molte domande: come sarà stata scattata questa foto? Quale è la storia dietro a questa immagine? Quale messaggio avrà voluto comunicare la persona che l’ha scattata? La fotografia è arrivata in un momento della mia vita in cui sentivo il bisogno di trovare nuovi stimoli e di creare un percorso parallelo rispetto a quello universitario. Volevo trovare una dimensione che mi appartenesse e che mi consentisse di esprimere ciò che non riuscivo a dire con le parole. Spinta da queste esigenze e da questa curiosità ho comprato la mia prima fotocamera digitale nel 2017 e ho frequentato un breve corso ad Arezzo per apprendere le basi della tecnica fotografica. Nonostante questo universo fosse per me in gran parte sconosciuto, fin da subito ho percepito la fotografia come una realtà estremamente coinvolgente.
Agnese mi racconta di aver scattato la sua prima “vera” foto proprio mentre metteva in pratica le nozioni che aveva appena appreso con il corso: “Stavamo facendo una passeggiata per il centro di Arezzo e ad un certo punto ci imbattemmo in un gruppo di ciclisti. Rimasi colpita da un signore che si stava riposando seduto su uno scalino, era stanco ma sereno; mi accovacciai in un angolo per trovare la giusta prospettiva. Sebbene quella foto non fosse tecnicamente perfetta, ricevetti dei complimenti; mi sentivo soddisfatta dello scatto, forse anche perché per me rappresentava il primo frammento di realtà che vedevo attraverso l’obiettivo.
Crescendo la sua passione muta e si intensifica, esplorando anche mondi artistici differenti, dalla Street Art ai concerti musicali.
A Firenze la mia attenzione veniva spesso attratta dalle opere di alcuni street artist: in una città che è nota soprattutto per le sue bellezze artistiche, quei disegni sui muri per me costituivano un valore aggiunto (e non certo un oltraggio al decoro urbano).

Volevo che rimanesse in qualche modo traccia di queste opere che con il tempo erano destinate a deperirsi sino a scomparire, quindi ho iniziato a scattare alcune foto. Ricordo che un giorno mi sono imbattuta in un disegno di Jamesboy realizzato su un pannello di legno; quell’opera sembrava lasciata lì per caso, ma allo stesso tempo si integrava perfettamente con la realtà circostante. La prima cosa che feci il giorno seguente fu tornare in quella strada con la macchina fotografica e per fortuna il pannello era ancora lì!
Così a settembre 2020 ho collaborato come fotografa al “52010 Art Fest” di Capolona, un festival dedicato alla street art che ha visto come protagoniste le opere di Bosoletti ed Exit Enter. Per quanto riguarda invece i concerti, la musica è da sempre una componente fondamentale della mia vita, quindi la possibilità di vivere un concerto attraverso l’obiettivo rappresenta per me una dimensione molto coinvolgente. Nel 2019 ho iniziato a fotografare alcune rassegne musicali (Art of Noise, Echi) grazie al mio ingresso come volontaria nella realtà culturale del Centro onda d’Urto e ho realizzato anche alcune foto in occasione dell’Italian Party, festival organizzato ad Umbertide dalla casa discografica To Lose La Track. Questa esperienza ha segnato un punto di svolta e ha confermato e rafforzato la mia grande passione per la fotografia legata al mondo della musica.
Purtroppo il periodo storico in cui viviamo ci ha obbligati a fermarci, a pensare, a specchiarci, costringendoci a chiederci come sopravvivere a noi stessi. E cambiare prospettiva, alle volte, può far scoprire mondi inaspettatamente affascinanti.
Uno dei punti di forza della fotografia è il fatto di essere un processo in continua evoluzione nel quale non si può mai dire di aver raggiunto un punto di arrivo. Ad esempio nei periodi in cui le restrizioni erano più blande ho scattato alcuni ritratti, sia in digitale che su pellicola, a delle amiche che si sono offerte di farmi da “cavie”. Adesso ho alcune idee per la testa che sto cercando di riordinare, magari per poter realizzare collaborazioni e progetti futuri.

di GIULIA MIGLIORI

IG: @agnese.andreoni
@agneseportraits

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