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“What was I made for?”

La psicologa Benedetta Ricci aka Psikoabbestia continua la sua rubrica interessantissima rubrica di psicologia

Per i primi mesi di terapia Giulia non ha detto una parola. Solo “si” o “no”, e quando le mie domande prevedevano una risposta più articolata, lei mi guardava fissa negli occhi rimanendo in silenzio. Ho deciso di mettere da parte la frustrazione e lasciare spazio all’accoglienza. Ho accolto il suo silenzio cercando di non farmene una colpa, altrimenti avrei parlato troppo per rimediare. Avrei parlato al posto suo. Un giorno le ho chiesto se le andasse di ascoltare un po’ di musica, mi ha guardata stranita, ma ha annuito. Le ho chiesto di collegare alla cassa il suo cellulare e di scegliere cosa ascoltare. Dopo 20 minuti (lunghissimi) ha selezionato “Piero e Cinzia” di Venditti. Una canzone molto bella, non c’è che dire, ma che parla di un’epoca che non le apparteneva. La seduta successiva le ho chiesto se fosse mai andata ad un concerto, mi ha risposto di no. Abbiamo cosi guardato un concerto di Venditti su YouTube. Ho ripensato al mio primo concerto, avevo due anni meno di Giulia, quindici, e ci sono andata con la mia migliore amica. Quel concerto mi ha segnata. Mi sentivo grande, mi sentivo riconosciuta in qualcosa di “mio”. Quelle persone, in quelle due ore, erano come me, erano li per lo stesso motivo e facevano da specchio alla mia identità, rinforzandola, definendola. Un senso di partecipazione e appartenenza cosi forte da farci amare anche le canzoni “brutte”. Alla fine del concerto mi sono sentita diversa da come sono arrivata. L’ho raccontato a Giulia. La seduta successiva si è presentata con una lettera per me con scritto “leggila ma non a voce alta”.

Mi ha scritto di non sapere chi fosse. Mi ha spiegato che quella canzone è la preferita di sua mamma, che lei non ha una canzone preferita, di non sapere cosa le piace davvero e di non sentirsi parte di niente. Di avere il desiderio di capire cosa le piace, ma di non sapere come fare. Di aver scelto il silenzio perché non sa cosa dire. Ci siamo date come obiettivo quello di scegliere un concerto da sognare. Di trovare un “cantante preferito”, una strada come un’altra per interrogarsi su chi siamo, su cosa ci emoziona e cosa vorremmo gridare al mondo. Sono seguite sedute fatte di lettere e canzoni. Un giorno mi ha detto “ho qualcosa da dire!”. Nei venti minuti successivi io mi sono fatta una cultura su Billie Eilish, Giulia ha iniziato a capire qualcosa di sé e  “Piero e Cinzia” ha lasciato il posto a “What was I made for?”.

A cura di Benedetta Ricci | Psicologa Psicoterapeuta Ipnoterapeuta
Tel. 3923279643
benedetta.ricci@gmail.com
Ricevo ad Arezzo, Via Crispi, 8
FB: Psikoabbestia
IG: @psikoabbestia

Credits Sara Coleschi

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