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Villalba
Intervista alla band aretina villalba.

Reduci dalla data più tempestosa della XIX edizione del Men/Go Fest, i Villalba sono entrati decisamente nel cuore del pubblico aretino. Sì, perché l’immagine del gruppo che non si ferma, davanti ai pochissimi temerari che hanno sfidato con loro un Prato a dir poco allagato, ha mostrato alla perfezione l’anima di questi musicisti: quattro ragazzi artisticamente maturi che hanno messo su un tavolo (e in un EP) la sintesi delle loro esperienze pregresse e che adesso hanno solo voglia di suonare nonostante la bufera. Tra progetti per il futuro ed elementi cardine dell’identità della band, Matteo, Cipri, il Grave e Jek mi regalano un promettente biglietto da visita del progetto.

In Luglio avete pubblicato il vostro primo EP e avete suonato al Mengo, in quella data infelice che tutti ricordiamo. Cosa dobbiamo aspettarci per il nuovo “anno accademico”?
M: «Vogliamo che questo autunno sia pieno di musica. Dobbiamo finire di scrivere delle cose, rifinire alcuni pezzi, per poi andare a registrare. Durante la preparazione di questo disco sarebbe bello cercare alcune partnership per allargare il progetto Villalba, per esempio con un’agenzia di booking.
C: L’obiettivo è avere pronto l’album per la fine dell’anno e pubblicarlo entro la primavera del 2024. Abbiamo anche un appuntamento live per la prossima stagione, potrete sentirci il 21 ottobre, alla seconda serata del Sound Storm Festival al CAS di Tortaia.»

Il vostro sound mi sembra consapevole e immediato. Questa immediatezza la troviamo anche in sala prove o riuscite a trovare una sintesi dopo un lavoro più complesso? 

G: «I due aggettivi che hai usato sono quelli che ben riassumono il nostro lavoro. Finché non viene una cosa semplice non la scegli per portarla avanti e farla diventare un pezzo. La scrittura è abbastanza immediata e non artificiosa.
C: Questo non vuol dire che non ci sia una ricercatezza dietro. Non c’è un buona la prima, piuttosto capita spesso che fin dal primo ascolto un pezzo possa avere del potenziale. Sicuramente nella ricerca di un sound riconoscibile influisce la nostra cura nella produzione.
J: Finché non gira bene, non va bene!
M: Per quello che riguarda i testi, la ricerca di questa immediatezza ha avuto bisogno di un grande lavoro di affinamento. Forse stiamo scoprendo chi sono davvero i Villalba.»

Possiamo parlare dei Villalba come di una band di pop chitarristico? 

J: «Diciamo che la chitarra del Grave è lo strumento portante a livello di armonia e di struttura dei pezzi.
G: D’altra parte suono cose di un certo tipo perché sono i pezzi e la band a suggerirmi determinate strade. La chitarra è uno strumento ingombrante ma la struttura è retta da tutti.»

di GABRIELE MARCO LIBERATORI

Contatti 
IG: villalba_band

Credits and Cover Art: Jacopo Bille

Gabrile Marco Liberatori
GABRIELE MARCO LIBERATORI

Laureando in lettere antiche, chitarrista dall’animo rétro, cultore di teatro e storia dell’arte. Ritengo che la conoscenza dell’espressione e del pensiero umani da Omero fino ai giorni nostri sia l’unica chiave per elevare il nostro spirito al di sopra di un vacuo imperante materialismo. Il mio motto è “E l’omo vive”, perché non c’è buona speculazione intellettuale senza un calice di rosso e un piatto di leccornie regionali.

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