Sui social media, dove ogni giorno si rincorrono mode alimentari, challenge e consigli più o meno credibili, è emerso un fenomeno curioso quanto controverso: quello dei meat influencer. Si tratta di individui che costruiscono la propria notorietà mostrando il consumo esagerato di carne – spesso rossa, grassa e in grandi quantità – all’interno di video spettacolarizzati, in cui la carne non è solo cibo, ma simbolo di forza, virilità e anticonformismo.
La narrazione che propongono è netta: più carne mangi, più sei forte, sano, energico. Alcuni si presentano persino come “nutrizionisti alternativi” o esperti di benessere, sostenendo che l’unica dieta veramente efficace sia quella quasi esclusivamente a base animale, che esclude del tutto frutta, verdura, cereali e legumi. È la cosiddetta carnivore diet, ridotta spesso a uno slogan tanto semplice quanto discutibile: “beef, butter, bacon and eggs”.
Peccato però che la scienza, su questo tema, non lasci spazio a dubbi. Numerose ricerche internazionali hanno dimostrato che un consumo eccessivo di carne rossa e lavorata è correlato a un aumento del rischio di diverse patologie croniche: dalle malattie cardiovascolari al diabete, fino a diversi tipi di tumore, in particolare quello al colon-retto. Anche il microbiota intestinale – l’ecosistema di batteri “buoni” che influenza il nostro benessere generale – risente in modo significativo di un’alimentazione povera di fibre e vegetali.
Una dieta tutta carne, per quanto spettacolare da vedere in video, nel lungo periodo può causare squilibri nutrizionali seri: carenze di vitamine, alterazioni metaboliche, disturbi gastrointestinali, affaticamento renale. E, va ricordato, gli effetti negativi non si vedono in poche settimane, ma si accumulano nel tempo, in silenzio.
Accanto alle conseguenze sulla salute, esiste poi un aspetto ancora troppo sottovalutato: quello ambientale. Il sistema zootecnico, in particolare l’allevamento bovino, è tra i principali responsabili di emissioni di gas serra, consumo idrico e deforestazione a livello globale. Secondo la FAO, circa il 14,5% delle emissioni climalteranti prodotte dall’uomo deriva proprio dall’allevamento animale. Mangiare carne ogni giorno, più volte al giorno, come suggerito da questi influencer, non è solo una scelta poco salutare: è anche ecologicamente insostenibile.
In questo contesto, le linee guida dei principali organismi internazionali – OMS, FAO, EFSA – invitano a ben altro approccio: un’alimentazione varia, basata prevalentemente su alimenti di origine vegetale, che integri in modo equilibrato le proteine animali, privilegiando quelle magre e in quantità moderate. È lo stesso modello che da decenni viene riconosciuto come esempio di longevità e prevenzione: la dieta mediterranea.
Promuovere un messaggio estremo e unilaterale come quello dei meat influencer non solo è fuorviante, ma rischia di confondere chi cerca risposte serie sul proprio stile di vita. È comprensibile che la comunicazione online cerchi la provocazione per emergere nel rumore del web, ma quando si parla di salute e alimentazione, la semplificazione può diventare un rischio.
Educare a mangiare bene significa proprio questo: aiutare le persone a orientarsi tra le troppe informazioni, distinguere tra intrattenimento e verità scientifica, e capire che l’equilibrio – non l’eccesso – è la chiave per stare bene. Perché oggi, in un’epoca in cui tutto è esagerato e urlato, forse il gesto più rivoluzionario è tornare alla semplicità e alla consapevolezza. Anche – e soprattutto – nel piatto.
A cura del Dott. Christian Faffini Dietista Nutrizionista
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