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Come a Casa
Sono Elisa Mengozzi, istruttore cinofilo professionista. Seguimi su WEARE e avrai tante info sul mondo dei cani

La prima volta che sono entrata in carcere è difficile da descrivere: tanti controlli da superare, attese, cancelli che si aprono e si chiudono solo a comando e su cui non si ha controllo, corridoi tutti simili, porte di celle, tante divise. La sensazione è stata quella di essere approdata in un universo parallelo e sconosciuto, un mondo alieno, altro da me. Lo ammetto: mi sono sentita insicura… Ho avuto paura che per i miei cani, le mie compagne di lavoro, sarebbe stato tutto molto difficile da affrontare. Sì, è vero che gli animali che lavorano negli Interventi Assistiti con gli Animali (pet therapy), e i miei, in questo, ovviamente non fanno eccezione, vengono preparati con un training mirato per affrontare le situazioni, gli ambienti e i contesti più disparati, ma non ero certa che Zucca e Alchimia si sarebbero trovate a proprio agio a varcare le soglie di un carcere. Dentro, è tutto diverso. L’ho sentito chiaramente io, lo avrebbero sicuramente percepito loro.
Poi, però, ho incontrato le persone che quel mondo, quel “dentro”, lo abitano, che lo vivono quotidianamente, che lo rendono reale, possibile, a tratti anche ottimista, e ho capito che quella sarebbe stata una nuova, umana e stimolante avventura, da vivere insieme a loro e all’equipe di “Girotondo intorno al Sogno a.p.s.”.
Come a casa”, così si chiama il progetto, è il risultato di tante ore, giorni, anni di lavoro, sogni, progettazione, momenti di arresto, cambiamenti repentini e di tanta, autentica voglia di riuscirci, trascorsi insieme ai miei colleghi, le Dott.sse Edy Marruchi e Denise Pantuso (psicologhe psicoanaliste) e Gianni Cipriani (musicoterapeuta).
Un’ambizione così potente quella del nostro gruppo che, grazie all’aiuto e al contributo di tanti, ci ha portato a stampare la prima edizione de “Il sogno di Cora”, la storia di una cagnolina, Cora appunto, che perde il papà e delle sue avventure per scoprire la verità sulla scomparsa e ritrovare l’abbraccio del genitore. Una determinazione così grande, da portarci dentro al carcere di Massa, per un primo progetto pilota, conclusosi lo scorso 13 marzo.
Ma perché tante energie impiegate in un percorso come questo? Perché investire tempo e professionalità, in un mondo ai margini, fuori dai riflettori? Per i bambini, figli di detenuti, per le loro famiglie e per quei papà – la Casa circondariale di Massa è un istituto maschile – che hanno scelto di mettersi in gioco insieme a noi, per abbattere i muri che l’ambiente carcerario mette nei rapporti e negli affetti familiari, per costruire un nuovo modo di fare il genitore e per imparare ad esserci, anche se a distanza.

É questo che abbiamo affrontato durante il progetto “Come a casa”, il tema della genitorialità, che rimane sospesa per il periodo della detenzione, il senso di colpa prepotente dei padri verso i figli, la voglia di farsi scudo e di tutelare dei bambini verso i genitori, ma anche i tanti non detti, quelle piccole bugie che si trasformano in grandi silenzi, per tutelarsi a vicenda da qualcosa che fa male. E la paura, di chi è detenuto, di diventare motivo di discrimine ed emarginazione per chi è fuori, nel mondo reale, a vivere il quotidiano in una società giudicante, sempre pronta a puntare il dito.
Un progetto orientato all’accoglienza, insomma, sia come apertura per preparare un incontro più vero fra genitori e figli, sia come momento di approfondimento e riflessione con chi di accoglienza si occupa in maniera istituzionale, perché un piccolo gesto può davvero fare un’enorme differenza.
Durante gli incontri, proprio Zucca e Alchimia, attrici co-protagoniste del progetto, insieme al gruppo e alla musica, col loro approccio sincero, spontaneo e privo di pregiudizi, di volta in volta discreto o più diretto a seconda dell’interlocutore, hanno aiutato a far crollare muri emotivi e diffidenza, a mettere a loro agio genitori e figli, a strappare un sorriso agli agenti di polizia penitenziaria e agli operatori che hanno partecipato al percorso. Con le loro caratteristiche individuali, hanno attivato quegli ambiti di relazione utili per aprire canali comunicativi e riequilibrare le emozioni del gruppo, nei momenti in cui sono diventate più intense.
Insieme ai cani, i gruppi di parola, gli scambi di idee, il confronto. E ancora, le melodie, i suoni, i contrasti, le sfide buone, la comunicazione, l’ascolto. L’ascolto, la nota giusta per completare il progetto e lasciare aperta una strada verso il cambiamento intrapreso insieme.
Grazie a chi c’è stato da subito e a chi ci sarà ancora, al nostro fianco, per fare crescere questo progetto e, in particolare, la Casa Circondariale di Arezzo, il Direttore Dr. Paolo Basco, la Dott.ssa Fabiola Papi, la Dott.ssa Rossi, Carthusia Edizioni, Patrizia Zerbi, Ilaria Maurri, Simona Valeri, e i nostri sponsor, Fondazione Monnalisa, Fondazione CR Firenze e Sanimpresa.

Sono Elisa Mengozzi, istruttore cinofilo professionista. Segui questa rubrica anche nei prossimi numeri di WEARE e scoprirai tante informazioni sul mondo dei cani, sui loro bisogni, su training e sport cinofili.

Hai un dubbio o una curiosità? Scrivimi e il tuo potrebbe essere l’argomento del prossimo articolo: redazione @wearearezzo.it

ELISA MENGOZZI

Istruttore cinofilo professionista. Segui la mia rubrica su WEARE e avrai tante informazioni sul mondo dei cani, sui loro bisogni, sulle ultime novità su training e sport cinofili. Ti aspetto!

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