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The Ameriguns
Abbiamo intervistato Gabriele Galimberti, fotoreporter di origini castiglionesi, insignito del premio fotografico “Word Press Photo”

Abbiamo intervistato Gabriele Galimberti, fotoreporter di origini castiglionesi, che quest’anno è stato insignito del premio fotografico di massimo prestigio, il “Word Press Photo”, per il servizio “The Ameriguns”, un’indagine sulla politica-cultura delle armi negli Stati Uniti.
Qual è stata la tua formazione?
«Nasco geometra, ma non ho mai praticato la professione. Dopo il diploma, ho approfondito la passione per la fotografia: ho frequentato un corso a Firenze, dove insieme ad un collega ho aperto uno studio. Dalla moda ho poi virato verso il mondo del docu-giornalismo, per desiderio, ma anche per caso: nel 2004 ho conosciuto una ragazza americana di cui mi sono innamorato, e nel giro di un mese ho mollato tutto per andare in Texas. Arrivato lì mi sono messo a fotografare quello che trovavo in giro; la fortuna mi ha baciato quando “Io Donna” ha comprato i miei scatti. Ho quindi investito in questo tipo di fotografia, pian piano affinando anche la mia ricerca, in un processo durato 3 – 4 anni. Quando la storia con Dominique è finita, ho iniziato a spostarmi in paesi in cui avevo degli interessi, visitando Cina, India, Brasile, cercando sempre contatti con giornalisti locali per sviluppare storie. Nel 2010 – 2011 ho curato una rubrica su “D” di “Repubblica”: un giro del mondo in couch-surfing, attraverso 58 paesi. Dal 2015 collaboro con “National Geographic America.”»
Sei stato uno dei vincitori del “Word Press Photo 2021” nella sezione “Storie e Ritratti” con il servizio “The Ameriguns” per National Geographic. Parlacene.
«Tre anni fa, mentre mi trovavo in Kansas, ho avvistato un negozio con l’insegna “Guns”: un enorme magazzino di armi da fuoco, in mezzo al nulla, pieno di persone, una situazione abbastanza surreale. Ho iniziato a parlare con uno dei clienti, gli ho chiesto se quella che stava provando fosse la sua prima arma, mi ha risposto di averne già almeno altre 60 – 70. Mi è quindi venuto naturale chiedergli di fotografarlo con le sue armi. Quella foto, così potente, è stata il detonatore per immaginare un progetto; in Montana ho trovato altri due soggetti. Ho quindi iniziato a studiare l’argomento, e attraverso statistiche e articoli ho scoperto che in America ci sono più armi che persone, in un rapporto di 1:5 a testa. Ho fatto una ricerca, durata un anno, sui grossi detentori di armi degli Stati Uniti, trovandone una cinquantina che hanno accettato di farsi fotografare. Sono stati due mesi di viaggio, un coast to coast in macchina da New York a San Francisco e poi nelle Hawaii, toccando almeno una trentina di Stati. Ho mandato il lavoro a vari concorsi, vincendone alcuni, tra cui il riconoscimento più alto, il WPP.»

Il tuo punto di vista sul fotoreportage come forma di analisi e critica sociale.
«Non fotografo mai con l’intenzione di fare una denuncia, cerco di avere sempre uno sguardo molto neutro. Negli anni penso di aver imparato ad essere un buon osservatore, a tradurre visivamente ciò che vedo e farlo comprendere a chi guarda, ma l’idea di giusto o sbagliato è rimessa all’osservatore. Ho notato questo aspetto osservando le reazioni delle persone riguardo “The Ameriguns”: fuori dagli USA sono al 99% di stupore quasi scioccato e molto critico; negli Stati Uniti ne ho viste invece di molto diverse: di disgusto da un lato, di glorificazione dall’altro. Tantissime persone mi hanno scritto chiedendomi di poter essere fotografate. Questo mi ha fatto riflettere su quanto la questione sia divisiva, contraddittoria e intrinseca nel DNA americano.»
Quali sono i tuoi progetti futuri?
«Ho un paio di idee che sto sviluppando in questi giorni da proporre a “National Geographic”: una, abbastanza simile a quello che ho già fatto a livello visivo, avrà a che fare con i rifiuti. L’altro è un progetto condiviso con una collega, forse più ambizioso perché molto difficile da realizzare: un’indagine sui cinque sensi e su come ci rapportiamo ad essi.»

di GEMMA BUI

gabrielegalimberti.com
info@gabrielegalimberti.com
IG: @gabrielegalimbertiphoto
FB: Gabriele Galimberti

Gemma Bui
GEMMA BUI

Studentessa, musicista, cultrice dell’Arte variamente declinata. Con la scrittura, cerco di colmare la mia timidezza dialogica. Nelle parole incarno la sintesi – e non la semplificazione – della realtà. Credo nella conoscenza come mezzo per l’affermazione di sè e come chiave di lettura dell’esistere umano.

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