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Manifesto Tropicale Aretino
Estate e ad Arezzo fa un caldo dannato, una giungla d’asfalto e questo è il nostro manifesto tropicale cittadino

Estate e ad Arezzo fa un caldo dannato, una giungla d’asfalto, che quando cammini sul marciapiede la suola delle scarpe sprofonda qualche millimetro perché è tutto sciolto.
Con l’arrivo della bella stagione Arezzo si tramuta in flussi di cittadini che si muovono casualmente secondo coordinate sconosciute. Tralasciando il centro storico, ormai battuto e ribattuto, l’aretino è sempre alla ricerca della via di fuga.
Non siamo più giovani, ma nemmeno vecchi. Siamo più o meno a metà, che è un posto strano se non ci siete mai stati.
Alcuni di noi sono sposati, altri hanno già figli, alcuni hanno la casa di proprietà, altri sono in affitto. Lavoriamo nella moda, nella finanza, nel marketing e nella pubblicità. Le bollette si accumulano e il costo della vita non accenna a diminuire, e tutti quelli che ci circondano ci consigliano di pensare al futuro.
Se c’è una cosa che piace un sacco agli Italiani, ma soprattutto a noi Aretini doc, è l’abitudine. Ci piace che tutto resti esattamente com’è, come il tormentone estivo, puntale ed eternamente uguale a sé stesso. Stessa spiaggia, stesso mare. I locali per la serata? Sempre gli stessi, così come i ristoranti. E le mete dell’estate? Stessa solfa, gli Aretini si spostano in massa tra l’Argentario e la Versilia.
Tra canzoni formato drink, trombette e reggaeton, l’estate continua ad avanzare e ti ritrovi a pensare che nell’estate da minorenni si godeva di più: le edicole con Hit Mania Dance, il Festivalbar, Lignano Sabbiadoro, il calcio era ancora uno sport popolare, non era ancora colpa dell’euro e di moda andavano le meches e Monella Vagabonda… e la vita sembrava molto più semplice.
Non esiste segno più evidente del fatto che siamo cresciuti quanto il modo in cui trascorriamo i mesi che vanno da giugno a settembre, nella stagione che più di tutte incarna l’adolescenza: l’estate.
Fra i 16 e i 24 anni, o per gli over, più disperati, esiste una tipologia di rito estivo preciso e metodico che, vi troviate ad Ibiza, Mykonos, in un traghetto-party croato, Versilia o Romagna, è la vacanza per cuccare. Le possiamo descrivere come divertenti e magari, per i più fortunati, fruttuose, ma prevedono un livello di stress e frustrazione a cui noi “non più giovani” non dobbiamo più sottostare.

Per carità noi Aretini di “mezza età” non siamo tra quei pazzi che pensano che la città in piena calura estiva sia incredibilmente romantica quando è deserta, e nemmeno amiamo vagare di notte senza incrociare anima viva, però tra un foco di San Donato e un altro, abbiamo raggiunto quella specie di Nirvana che ci permette di vivere l’estate come l’esercito del surf: i pranzi si mescolano con le cene, le sangria si trasformano in ciucche, il sudore fa l’amore con le zanzare e l’afa sta alle Birkenstock come il ghiaccio sta alla birra.
Abbandonata la muta seriosa e rigida dell’inverno, ci lasciamo andare a una nuova frizzante leggerezza. Non serve che vi dica che fa caldo. Siamo ad Arezzo. Siamo una buca delle nanne, c’è l’umido, non c’è il mare e ci sono le zanzare. Tutto ciò che circonda le vacanze estive ha una particolare aura, che potremmo definire chiaramente “condotta vacanziera”, o più realisticamente, bruciarsi sotto il sole rovente del 15 di agosto e bere ogni sera della settimana.
Aria medievale e rinascimentale, Terra d’Arezzo un cantico salga dal nostro cuore, arte e simboli, una bellezza da contemplare e condividere, peccato che quando arriva l’anticiclone africano gli aretini salgano in macchina e si diano alla fuga verso i lidi e oltre.
L’estate diventa un conto alla rovescia di piazze vuote, che attendono di essere ancora percorse dalla frenesia quotidiana. La spensieratezza delle canzoni cantante a squarciagola con i finestrini abbassati e il vento tra i capelli, l’estate dei festival con i sorrisi che sanno di birra, la pelle pizzicata dal sole e i desideri sotto cieli di stelle cadenti.
E mentre le hit estive si dissolvono nel vuoto cosmico di un’estate italiana, noi di WEARE vi diciamo siam fatti così, non c’è nulla da fare! Esiste solo la nostra città, che avrà pure tanti difetti, ma nonostante tutto rimane la più bella del mondo.

di VERONICA VALDAMBRINI

Veronica Valdambrini
VERONICA VALDAMBRINI

Stylist, Graphic Designer e Fashion Writer. Fin da quando ne ho ricordo, sono sempre stata attratta da situazioni, stili e differenti tipi di bellezza. Continuamente alla ricerca del nuovo ed alla riscoperta del vecchio, si affiancano a musica Jazz, Portrait Fotografici e cultura giapponese, piaceri e fonti di ispirazione per il mio lavoro e stile di vita.

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