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Dietro al grande cancello rosso
Bruno Tommassini
Oltre ad avere una grande forza dentro, avevo la mia famiglia dalla mia parte e le spalle coperte, perciò potevo anche urlare al mondo che ero il più gay della Valdichiana!

Nell’incontro con Bruno mi è sembrato di essere in un film. Avete presente quelli in cui un americano, innamorato dell’Italia, passa una vacanza in una villa della Toscana, tra campi coltivati, ulivi, trattori, piccole stradine in salita tra le case dei contadini… Mi sono ritrovata a fare lo stesso a Marciano della Chiana, dove vive Bruno, alla ricerca del grande cancello rosso che apre le porte della sua casa. Proprio non lo trovavo e sotto al caldo sole del pomeriggio, già un po’ arancione e con i raggi più lunghi su tutta questa incredibile campagna, ho girovagato in su e in giù, finché non l’ho visto spalancarsi lentamente davanti a me e sono entrata.

Ad aprirmi c’è Edoardo il marito di Bruno, in piedi con in mano una bacinella piena di baccelli (“il suo orgoglio” ci dirà Bruno). Anche se li chiamo per nome come si fa con dei vecchi amici (perché è così che mi sono sentita dopo soli 10 minuti di chiaccherata con loro; la conoscente di una vita), sto parlando di Bruno Tommassini, affermato stilista, presidente di Federmoda e uno dei fondatori dell’Arcigay nazionale e di Edoardo Marziari, architetto e “creativo puro”, come lo definisce lo stesso Bruno, che è ormai accanto a lui da quasi 40 anni.

Mi hanno accolto in un pomeriggio caldo, ma non troppo, tra i loro 10 gatti e le piante, quelle che Edoardo ha raccolto 20 anni fa nei campi di Marciano e le ha piantate in questo giardino che, oggi è una giungla verdissima e super curata, come le orchidee dello studio che gli amici gli portano per farle rinascere sotto la sua mano di espertissimo giardiniere.

La chiaccherata con Bruno non ha niente di istituzionale. Lui è una persona davvero importante, tante conoscenze, un curriculum invidiabile, una vita nella moda e a contatto con personalità e maison importantissime di tutto il mondo… Ma nonostante la sua enorme professionalità ha mantenuta intatta un’innata capacità di farti stare bene, di farti sentire te stessa, senza bisogno di indossare le maschere della giornalista che intervista l’imprenditore; qui siamo tra amici…

«In un momento di rinascita del valore del lavoro della mani tipico degli artigiani, ti posso dire che la mia esperienza in questo settore è altissima… Io vengo dalla CNA, ci avevo lavorato 30 anni fa, quella è stata la mia prima casa, ci sono entrato che ero un ragazzo… Mi considero un artigiano, ma avendo lavorato da sempre in quel comparto che viene definito “stile” mi sono arricchito via via negli anni professionalmente.

Oltre alle capacità, ho ampliato le mie conoscenze tramite mille relazioni importanti che ho tessuto negli anni. Sono uno fortunato io, sai! Quindi ho voluto restituire al mondo quello che mi aveva dato, ridare una parte del bene che avevo avuto avvicinandomi a Federmoda e facendone il presidente senza interesse alcuno, neppure un gettone di presenza… Ci tengo a precisarlo.»

Ovviamente la moda è una parte importante della vita di Bruno, ma di pari passo con questa c’è la sua esperienza nel mondo gay che, come ci racconta, viene da lontano. «Ma guarda la potrei far risalire a quando sono nato! Io sono del ‘53 ed essere dichiaratamente gay in quegli anni, in una paese di provincia di 2000 persone, non era facile…  Allora non avevo certo la coscienza politica che ho oggi, ma anche da ragazzo ho sempre avuto un’indole, qualcosa dentro che mi portava a difendere gli altri. Quando qualcuno urlava: “Tu sei buco! “Tu sei frocio!” “Tu sei finocchio!” Diversi miei amici si voltavano dall’altra parte e facevano finta di niente. Io invece non potevo, gli chiedevo “perché mi dici questo?” ed entravo spesso in collisione con queste persone. Oltre ad avere una grande forza dentro, avevo la mia famiglia dalla mia parte e le spalle coperte, perciò potevo anche urlare al mondo che ero il più gay della Valdichiana senza vergogna e senza problemi!

Allora mi sembrò giusto fare qualcosa, agire e così con altri decidemmo di fondare l’Arcigay nazionale. Poi quella di Firenze e successivamente anche quella di Arezzo che oggi è in mano alla presidente Veronica Vasarri che è davvero una ragazza ingamba e preparatissima, che è riuscita a portare in città anche il Pride, un evento importantissimo per tutta la comunità.» Bruno è nato a Sinalunga e quello ad Arezzo è un ritorno avvenuto da grande… «Da ragazzi si poteva scegliere in quale città andare, Sinalunga offriva poco, e io mi spostai su Arezzo per fare le scuole. Mi sembrava che ci fosse tutta un’altra viabilità, più vicina a Firenze. Siena è sempre rimasta un po’ a se e non faceva al caso mio. Così ho studiato ad Arezzo e poi mi sono traferito a Firenze, per poi ritornare in questa casa, qui a Marciano della Chiana, che ho acquistato con Edoardo. Con lui ormai siamo insieme da una vita e come ogni coppia abbiamo visto i nostri nipoti crescere, i nostri genitori morire e ovviamente non vediamo la differenza tra noi e le altre coppie, tra la nostra relazione e quelle “socialmente compatibili”.

Ma lo capisco il dolore che ci può essere dietro al fatto di scendere in piazza e dichiararsi gay… La clandestinità in questi casi è sempre la strada più facile da percorrere e nascondersi sembra sempre la cosa migliore da fare…»
Nel giardino di Bruno ed Edoardo, mentre parliamo, ci sentiamo come a casa ed è proprio Bruno che ci spiega che qui non ci sono porte d’ingresso, la loro casa è aperta a tutti, tanto è forte il senso dell’accoglienza e dell’ospitalità che li contraddistingue. Le cene e i pranzi qui da loro sono storici, partono da una decina di invitati e finiscono per essere delle vere e proprie feste con anche 40 persone.

Ed è proprio a questo tavolo e in questa casa che una sera, quasi per caso, come spesso succede per le idee più geniali, è nato Prodigio Divino, il progetto di fare di un vino, che si produce proprio qui a Marciano, un volano di solidarietà per tutte quelle associazioni che promuovono la cultura, i diritti della comunità gay e la lotta all’omofobia.

Così sono nati Vinocchio, per il rosso e Uvagina per il bianco. I nomi scelti sono ovviamente molto evocativi e della stessa linea abbiamo avuto la fortuna di assaggiare anche i prosecchi che sono davvero buonissimi. Anche di questo progetto non un soldo finisce nelle tasche di Bruno ed Edoardo, ciò che conta per loro infatti è sensibilizzare le persone su certi temi e far passare il loro messaggio.

«Vinocchio e Uvagina… Pensa che ad una delle nostre cene c’era un ragazzo di National Geographic con una manualità incredibile e fu proprio lui a disegnare i due Pinocchio che incrociano nasi e peni… Da lì il nostro logo e poi i nomi… I vini nascono proprio qui, in questa casa che io ed Edoardo abbiamo scelto quasi ad occhi chiusi, senza neppure guardare gli interni, ma solo affacciandoci nel suo bellissimo giardino. Era ovviamente una casa contadina e ci ha impressionato il fatto che chi ci abitasse prima avesse curiosamente scelto di pianate dei cipressi anziché degli alberi da frutto, inusuale per le case di queste terre, no? E così ci siamo detti che il contadino che la abitava forse era un po’ artista e che questo era il posto che faceva proprio al caso nostro. Infatti, ci ha portato fortuna e anche il vino che produciamo qui è davvero quotato, lo trovate anche a FICO a Bologna e ora viene venduto in tutto il mondo da Eataly. Le mie conoscenze con il mondo della tv, del cinema, del giornalismo sono state davvero utili per la produzione e per la diffusione del prodotto, ma oggi grazie alla sua bontà, sia di sapore che di scopo, il vino si vende da se. Il progetto sta anche crescendo. Prodigio Divino è oggi anche una linea di borse e gioielli. Tu sai che sono uno stilista e per questo sto dando vita a delle creazioni davvero uniche, anche queste ovviamente vendute con lo scopo di aiutare gli altri.»

Bruno è uno che gira il mondo, conosce tutti e a questa tavola hanno cenato personalità anche importanti, italiane ed estere, provenienti da New York, Parigi… Ma quando si chiude in questa bellissima casa, dietro al grande cancello rosso, chi è Bruno Tommassini? «Meno male che Edoardo non c’è, se no sai quante ne direbbe! Ti dico solo che sono vergine ascendente vergine, terribile! Uno di quelli che vedi e pensi “oddio, deve essere odioso!” In effetti sono un perfezionista, spacco il capello e vivo in una super organizzazione, ma a compensare la mia estrema precisione c’è Edoardo che è un vero estroso, l’artista di casa che mette la cannella al contrario perché è di design e io mi ci arrabbio perché non mi torna bene… In casa mi occupo di tutto io, delle bollette, della spesa, delle pulizie. Lui, come ogni genio è un po’ fuori dal mondo, sulle nuvole… Lui piuttosto è quello che fa l’orto, abbiamo talmente tanta roba che potremmo fare il mercato! È quello che coltiva tutto il nostro giardino ed è la mia metà da 40 anni che, ovviamente, come per tutte le coppie, sono stati segnati da alti e bassi, ma nonostante tutto e dopo tutto questo tempo credo ancora di avere avuto una fortuna sfacciata ad averlo incontrato… Te l’ho detto, sono uno fortunato io!»

di MELISSA FRULLONI

MELISSA FRULLONI

Vegetariana militante. Animalista convinta.
Yoga praticante. Cresciuta con il poster di Jim Morrison appeso alla parete.
Romanticamente (troppo) sensibile e amante della musica vintage.
Una laurea in giornalismo, un cane, 27 anni, mille idee e (a giorni alterni) la sensazione di poter fare qualsiasi cosa…