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Risuonare negli scatti

Ma chi si sofferma su chi scatta? Nel caso di Sara Coleschi, lo facciamo noi di WEARE, mossi dalle vibrazioni trasmesse dalle sue foto

Fotografare è soffermarsi, osservare uno scatto è soffermarsi… Ma chi si sofferma su chi scatta? Nel caso di Sara Coleschi, lo facciamo noi di WEARE, mossi dalle vibrazioni trasmesse dalle sue foto (vedasi la pazzesca copertina dello scorso numero della presente rivista) e dalla debordante e contagiosa attenzione umana con cui la vediamo osservare il mondo tramite i suoi obiettivi ormai da anni, avendola conosciuta direttamente e cooperativamente a capo dei fotografi ufficiali del MenGo Music Fest. Occhio fotografico discreto, ma immancabilmente ed opportunamente presente, anima emozionalmente sempre positiva e connessa alla macchina fotografica, ma soprattutto a chi si para davanti ad essa: potevamo non scavare più a fondo per scoprire quale percorso ci abbiano regalato i suoi occhi sul mondo? No, non lo potevamo… E infatti, ecco il flusso di pensieri che è scaturito dalla chiacchierata a calici in mano volta a fotografare, per una volta, la fotografa Sara Coleschi.

«Già nel 2009 ho cominciato a trafficare con le prime macchinette; strumenti digitali basici, ma tramite cui ho riscoperto il gusto di divertirmi a catturare immagini dopo essermi dedicata in toto alla famiglia nei primi anni di gioventù, seguendo ed ascoltando finalmente me stessa e questa passione che mi pulsava dentro. Con il primo strumento professionale, che mi è stato regalato quasi come naturale conseguenza, aumentarono poi in modo definitivo interesse ed approfondimento: il mezzo, nella fotografia, ti apre un grande ventaglio di possibilità, oltre a spingere sempre quel tanto che basta in avanti un occhio già vorace di bellezza e magari ben allenato e posizionato, ma fermo su paletti che solo la professionalizzazione anche e soprattutto nella strumentazione può far superare. Sbocciata definitivamente questa mia propensione, si è poi unita quasi naturalmente ad un altro mondo che ha sempre fatto parte della mia vita: il mondo della musica. Ad oggi, mi rendo conto che lavorare con e per artisti e musicisti è una cosa che mi da tanta, tanta soddisfazione. La bellezza di un sotto-palco, la sfida di tirare fuori qualcosa nel giro di pochi attimi da musicisti che a volte nemmeno conosci, il brivido della responsabilità di essere filtro visivo di un artista nel momento in cui si esprime…

Sono sensazioni di una bellezza difficile da spiegare ma sempre più facile da vivere. Si crea una sinergia: ho il mio ruolo che è poi il mio occhio, che metto a disposizione di chi mi affida la resa visiva del suo momento musicale, su palco o meno, rendendomi parte della sua espressività. Ho cominciato ovviamente dalla fiducia di artisti amici, fiducia che inizialmente si raccoglie d’istinto, ma sempre con quel prurito da senso di inadeguatezza; si sarà intuito, io sono totalmente auto-didatta. Lo studio è arrivato in gran parte proprio grazie alla spinta di chi mi ha fatto sentire di avere quel ruolo di cui parlavo poco fa, che ha fatto sì che cercassi ogni via per svolgerlo nel migliore dei modi. Negli anni, la fiducia è andata fortunatamente aumentando: sono arrivate proposte da eventi e festival, da band e musicisti che mi chiedevano copertine e servizi per i loro lavori discografici; anche da contesti matrimoniali, che ho raccolto con stimolo ed entusiasmo: la fotografia per me non è e non dev’essere settoriale. C’è infatti anche una grande passione per le foto che faccio nei miei viaggi… Certo, quello dipende anche da quanto riesco ad investirci grazie alla fiducia che riesco a riscuotere negli altri ambiti! (ride, NdR) Tornando appunto a quello musicale, l’unione di fiducia ed amicizia mi ha portato oggi ad essere, fieramente soprattutto felicemente, a capo del meraviglioso team di fotografi ufficiali del MenGo Music Fest: un piacevole onore, l’esperienza più completa a livello fotografico tra quelle che ho vissuto finora. Si crea un numero di connessioni sotto vari livelli che è letteralmente incredibile: giorni totalizzanti e bellissimi, in cui nel micro-cosmo del backstage si vive veramente con l’intensità di una famiglia.»
C’è stato qualche episodio immortalato con gli occhi o con gli obiettivi nei dintorni di un palco che ti ha colpito, incuriosito o in qualche modo segnato?
«Non ho episodi particolari o aneddoti da citare: tutti gli artisti sono affascinanti da osservare, specialmente nei momenti che precedono l’esibizione, per coglierne l’emotività in quelle fasi adrenaliniche. Umani sono e siamo, catturare le emozioni connettendocisi è a sua volta sempre emozionante. Non sono, poi, una fotografa d’assalto: tornando alla fiducia, quando mi viene data mi viene naturale e credo sia giusto rispettarla, non abusandone invadendo spazi che vanno al di là di ciò che voglio e devo raccontare con le mie foto in quel contesto. Devo dire, poi, che ho sempre trovato una bella accoglienza da parte degli artisti: credo e spero che dipenda anche un po’ dal mio approccio di rispetto che ho appena descritto.»
Ok, i tuoi scatti risuonano e verranno fatti risuonare da sempre più artisti musicali, questo è ormai chiaro ed assodato, ma dove altro possiamo vedere applicata la tua arte fotografica?
«Collaboro ormai stabilmente con @hipster_wine, contribuendo con le mie foto a questo progetto di comunicazione vitivinicola per raccontare le cantine, altro mondo che mi attrae molto e in cui si scoprono realtà di ogni tipo ed inaspettate. Anche qua, ritorna la mia propensione a cercare di cogliere le diverse umanità che ho davanti con il mio occhio fotografico: l’elemento umano è evidentemente un filo rosso che corre centrale lungo tutta la mia attività svolta impugnando una macchina fotografica. Ci sono poi le occasioni in cui espongo e… Chissà. Non pongo limiti alla mia passione per la fotografia e a dove mi potrà portare. L’ho trovata, ritrovata, mi ci sono ritrovata e non ho la minima intenzione di mollarla, mettendo tutta me stessa per renderla una parte sempre maggiore della mia vita, che mi conduca dove vuole lei e dove c’è umanità da immortalare, senza preclusioni. La fotografia, se dovessi dire cosa mi ha dato, mi ha dato consapevolezza… In fondo, mi ha dato Sara.»

di ALESSIO FRANCI
La foto con Sara come soggetto è di Silvia Baglioni

IG: @hitomihydra

Alessio Franci
ALESSIO FRANCI

Musicomane innamorato di ogni applicazione del linguaggio. Cerco storie e suoni che mi facciano vibrare tanto ad ascoltarle, quanto a raccontarle. Osservo, rifletto, percuoto, vivo. Mi muovo per il mondo senza filtri e senza la pretesa di trainarlo, col solo obiettivo di conoscerne ed apprezzarne le sfumature più o meno armoniche.

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