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Toscana da Vivere
Tenuta la Pineta si trova nel cuore del territorio aretino; è qui che storia, gusto, e sapori si intrecciano nella storia dell’azienda vitivinicola

“Pineta” è il toponimo con cui si identifica da sempre l’antico podere che ha dato origine alla Tenuta. Pare che il nome derivi dalla presenza di una antica pineta (forse di epoca medicea) di cui ancora resta la testimonianza di alcuni pini secolari nel giardino della casa colonica. Sulla facciata della casa stessa si trova l’originale insegna in pietra scolpita.
Immersa nelle verdi colline toscane, tra Firenze ed Arezzo, Tenuta La Pineta venne acquistata nel 1985 da Giuseppe Scortecci, attratto dall’amenità del luogo e dalla possibilità di farne una tenuta di caccia. Il corpo principale dell’azienda si estende su una superficie di 110 ettari, di cui 9 coltivati a vigneto, 4 a oliveto, 10 a seminativo e il resto boscato.

Ciò che caratterizza la storia della famiglia Scortecci è l’impegno e la passione per la natura. In che modo questo si è tradotto nei vostri vini e in un’azienda vitivinicola come la vostra?
«Il nonno Guido (a cui è dedicato il Chianti Superiore e vino principale della nostra azienda) fin dagli anni 30 lavorava come giardiniere per una grande villa nobiliare. Lui produceva con passione, già nel dopoguerra, vino ed olio in piccole quantità per uso familiare. Da qui parte la passio- ne per la natura e i prodotti genuini, dei suoi discendenti, il figlio Giuseppe e io, Luca, che sono il nipote. Fin dal 2009, prima annata vinificata nella nostra cantina, abbiamo voluto prodotti che andassero di pari passo con la salubrità dell’ambiente da cui nascono. Il primo step è stata l’eliminazione totale di diserbanti e concimi chimici nel campo, mentre in cantina è stato ridotto al minimo l’utilizzo di solfiti, abolito l’uso di tappi sintetici e preferito ove possibile il vetro leggero rispetto ad altri. L’ultimo traguardo raggiunto proprio in quest’anno; nel 2021 l’azienda è stata certificata biologica.»
Tenuta la Pineta si trova in Toscana nel cuore del territorio aretino. Quanto c’è della storia di questo territorio, il gusto, i sapori, nella storia dell’azienda?
«Siamo fermamente convinti che madre natura ci abbia fatto dono di un terroir unico, che può darci grandi soddisfazioni a patto che sappiamo capirlo, assecondarlo ed interagire nella maniera giusta. Da sempre la Toscana è sinonimo di bellezza e qualità, di una grande storia e grandi tradizioni. Per questo vogliamo che tutti i nostri prodotti siano uno specchio del nostro territorio. Oltre il 90% dei vigneti sono impiantati con vitigni autoctoni: sangiovese, trebbiano, malvasia, malvasia nera, canaiolo, pugnitello. Il lavoro di cantina, il rispetto dei disciplinari Chianti e IGT Toscana, l’utilizzo di vasche di cemento per il Chianti, l’appassimento delle uve e la vinificazione del vino passito in caratelli di castagno, sono i fattori che ci aiutano a proporre delle bottiglie che, insieme al vino, contengano anche sorsi di toscanità.»
È giusto che a descrivere un prodotto siano più che altro i suoi clienti, ma il punto di vista dell’azienda a mio avviso fa sempre la differenza. Per cui la prego di non reputare inopportuna la domanda: come descriverebbe i vostri vini, le peculiarità e le differenze tra di essi?
«Li definirei il frutto di un lavoro guidato dalla passione, che produce vini con un legame fortissimo con il territorio, che vogliono rappresentare fedelmente le caratteristiche dei vitigni da cui derivano e che vogliono e possono essere bevuti, grazie ad un rapporto qualità prezzo ben calibrato, che rende il vino gradevole al palato e anche al portafoglio. Proprio questa passione in pochi anni ha generato una amplissima gamma di etichette (9!) a dispetto delle poche bottiglie totali prodotte (25.000). Tutto sempre con la voglia di sperimentazione, di metterci alla prova e di soddisfare i variegati gusti di commensali ed enoappassionati. Si parte dai vini più commerciali come i Chianti, per arrivare a quelli più ricercati come i monovarietali, canaiolo e malvasia nera, e il Bronzante, passito di trebbiano/malvasia, con il suo fratello da uve sangiovese LA4 che va a fondersi con l’arte contemporanea in una serie di 200 bottiglie-installazioni uniche nel loro genere, numerate e firmate dall’artista e dal vignaiolo.»

Via Setteponti, 65, Castiglion Fibocchi
Tel. 0575 477716

tenutalapineta.it FB: Tenuta la Pineta
IG: @tenuta_la_pineta

di THOMAS TADDEO

In arte Hipster_Wine, Thomas Taddeo, è uno tra i wine blogger più seguiti d’Italia con una pagina Instagram che conta 25.000 follower. Seguirà WineAr, la nuova rubrica del buon bere che da questo numero potrete leggere sulle pagine di WEARE. Uno spazio dedicato ai vini del territorio, alle bottiglie prodotte ad Arezzo e provincia, collegate ai ristoranti e ai locali della community #wearearezzo!

L’approfondimento di Hipster_Wine
“Il Guido” Chianti Superiore Docg 2016
Il Guido dipinge il calice di rosso rubino vivace e intenso. Il naso, variegato ed elegante, è caratterizzato da profumi di frutta a bacca rossa matura, arancia sanguinella, erbaceo di fieno, spezie piccanti, tabacco, cioccolato e note minerali ferrose. Al palato il vino si rivela avvolgente, con tannino articolato e sostenuto da buona freschezza che ne allunga la persistenza, donando un retrogusto agrumato, a cui si aggiunge un ricordo di spezie e note ematiche.
Perfetto da abbinare con piatti a base di carne rossa, paté, funghi, formaggi stagionati.

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